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E il made in Italy trionfa all’estero

Dagli spaghetti alla P38 serviti gelidamente da Der Spiegel, fino allo stivale sorretto da una stampella nella raffigurazione dell’Economist: sparare ad alzo zero sull’Italia è da sempre uno sport assai praticato oltre confine. Il declinismo, invece, è un tipico prodotto nazionale, senza data di scadenza. Ha un unico, benché imperdonabile, difetto: non tiene conto della realtà. Il nostro è un Paese con debolezze evidenti (debito pubblico astronomico, forte dipendenza energetica, pastoie burocratiche, ecc.), ma anche con punti di forza innegabili. Vediamo quali sono.
Made in Italy
Accusare di declino il sistema industriale italiano significa addebitargli un’incapacità competitiva. Al contrario, le nostre imprese sanno reggere la scena internazionale, pur strette tra il dumping asiatico e il super euro, grazie alle ristrutturazioni fatte negli scorsi anni e alla capacità di lavorare su margini sempre più risicati. Sono circa seimila le aziende tricolori che esportano nel mondo: prima che la crisi soffocasse la domanda esterna, l’export era cresciuto tra fine 2005 e agosto 2008 di quasi 70 miliardi contro i 43 della Francia e i 10 scarsi della Gran Bretagna. E nell’ottobre del 2008, il surplus commerciale era di 61 miliardi, un record. È vero, l’Italia ha poche grandi imprese. Poche, ma buone: Fiat ha risanato i conti e riprogettato i modelli fino a conquistare Chrysler; Luxottica è un caso da manuale per la capacità di espandersi oltre confine; Finmeccanica gioca un ruolo di primo piano nell’aerospaziale.
Sistema bancario
Le banche italiane sono state colpite dalla crisi in maniera molto meno pesante rispetto a quelle internazionali, molte fallite o nazionalizzate. Una politica di gestione prudente ha evitato il peggio e il ricorso a massicci aiuti di Stato. Più che un sostegno al sistema del credito, i Tremonti bond sono stati un aiuto offerto alle imprese.
Le famiglie
La pessima tendenza a indebitarsi oltre misura, concausa peraltro della crescita economica drogata di molti Paesi, non ha toccato le nostre famiglie. Mentre tra il 2001 e il 2007 i debiti degli statunitensi sono cresciuti di quasi 6.200 miliardi, quelli tricolori sono aumentati meno di 250 miliardi. Al basso indebitamento privato, la penisola può inoltre sommare l’alto livello di risparmio, senza il quale non si cresce.

È forse anche per questo che la fiducia degli italiani sta risalendo.

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