E in mezzo alla strada spuntò il Papa mobile

AIUTO! Dalla birra alle pizze non è la prima volta che il Pontefice viene usato come sponsor

RomaChe Benedetto XVI fosse il testimonial perfetto lo aveva già scritto il Wall Street Journal tre anni fa, raccontando dei regali «aziendali» spediti in Vaticano da celebri marchi nella speranza di associare i propri prodotti al Pontefice. Più difficile immaginare Joseph Ratzinger che, in concreto, presta la propria immagine per promuovere una ditta di mobili da giardino. Eppure un grande manifesto affisso la scorsa settimana sulla via Cassia, nel tratto che da Vetralla porta a Cura, in provincia di Viterbo, sembra confermare l’improbabile: il pastore di anime prestato all’anima del commercio. Nemmeno fosse una risposta ai crocifissi banditi dalle aule, ecco il Pontefice che saluta a bordo strada.
Sul cartellone, firmato dall’azienda «Fratelli Aquilani», molto nota nella Tuscia, e apparso giovedì scorso, l’immagine del Papa c’è addirittura due volte. Sul lato sinistro è ritratto mentre stringe la mano al titolare dell’impresa, Sandrino Aquilani, sul destro è immortalato in paramenti verdi nell’atto di benedire, circondato dai gazebo griffati «F.lli Aquilani». Alla base del manifesto, l’indirizzo internet dell’azienda e un curioso slogan: «Per una buona accoglienza».
Con il Papa testimonial, il messaggio pubblicitario ha fatto subito centro, o almeno non è passato inosservato. Anzi. La notizia è rimbalzata sui giornali locali e su diversi blog, con un tono a metà tra lo stupore e l’ironia. Possibile che Ratzinger abbia concesso l’uso della propria immagine a un’azienda locale? E se qualcuno si è indignato per la «strumentalizzazione», altri, come un portale web di Viterbo, hanno scelto la chiave del sarcasmo per commentare la vicenda, ipotizzando un «accordo per l’annessione di Vetralla al Vaticano», poiché Aquilani è stato sindaco del piccolo comune dagli anni ’90 al 2006. Qualcuno, sui blog, ha ipotizzato un fotomontaggio. Ma la realtà è più semplice. La ditta dei fratelli Aquilani, come spiega il loro sito web, è stata «sponsor» della visita del Papa a Viterbo, lo scorso 6 settembre. «Abbiamo costruito - spiega nella nota l’imprenditore Sandrino - la sacrestia papale dove sosterà papa Benedetto XVI in attesa della Santa messa e della processione. Si tratta di un Royal modificato, chiuso, di colore bianco, con un telo di copertura speciale».
E le foto, in effetti, sono quelle scattate nell’occasione, a margine della cerimonia (la stretta di mano) e all’uscita del Papa dal gazebo (la «benedizione»). Evidentemente, i devoti fratelli imprenditori hanno pensato che non fosse peccato pubblicizzare il «royal» e il resto della propria produzione mostrandone un utilizzatore a dir poco prestigioso.
Ma come detto l’attenzione suscitata dall’insolita réclame è stata eccessiva. Roba da rischiare un incidente diplomatico. E così ieri, alla chetichella, qualcuno ha provveduto a staccare quel cartellone, chiudendo in anticipo la benedetta campagna pubblicitaria. E accompagnando lo stop con una nota di precisazione, in cui i fratelli Aquilani spiegano di aver eliminato spontaneamente, «a scanso di equivoci ed errate interpretazioni», quel manifesto, che era stato «posto a richiamo della partecipazione attiva della nostra azienda allo straordinario evento che ha visto il Papa a Viterbo».
In fondo, se di peccato si tratta, forse è veniale. Benedetto XVI, sempre suo malgrado, ha già prestato la sua immagine per molti prodotti, soprattutto in Germania. Nel suo Paese natale, Marktl am Inn, è stata messa in commercio la «Papstbier», la birra del Papa. In Nuova Zelanda una catena di pizzerie che aveva scelto di pubblicizzarsi con l’immagine di Adolf Hitler dopo la protesta della locale comunità ebraica aveva rimosso i manifesti, scegliendo come nuovo «uomo immagine» proprio il Papa tedesco. Insomma, la tentazione di sfruttare il potenziale «commerciale» del successore di Pietro è sempre dietro l’angolo.

Ma è meglio non esagerare: la Volkswagen Golf appartenuta a Ratzinger quando era ancora cardinale fu messa all’asta su eBay dal fortunato proprietario e aggiudicata per 190mila euro. Ma quando due anni dopo venne rimessa all’asta, rimase invenduta.

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