E a Milano nasce il manuale anti Brunetta

da Milano

Fannulloni di tutta Italia unitevi. Che meraviglia il nostro Paese. Un ministro (Renato Brunetta), dopo decenni di malcostume nella pubblica amministrazione, vara finalmente un decreto contro i malati immaginari e che succede? Ecco pronto il manuale di autodifesa. Un vero e proprio vademecum per aggirare le nuove norme contro i professionisti del certificato medico fasullo, gli abbonati della vacanza normalmente retribuita. Ovviamente a scrocco del contribuente. Ma non basta, perché gli autori dell’audace pamphlet sono nientepopodimeno che due serissimi «ghisa» milanesi, Roberto Miglio e Danilo Zucchet, entrambi in forza alla polizia municipale (e peraltro noti sindacalisti delle Rsu del Comune di Milano) che invitano i 17mila dipendenti di Palazzo Marino, ma a questo punto quelli di tutta Italia, alla disobbedienza civile. Ovvero, a mettere in atto tutti gli strumenti per evitare i controlli che, solo annunciati, hanno già fatto crollare le assenze sul posto di lavoro.
Mano al manuale, dunque, che promette «valutazione e consigli per una seria “autodifesa” contro coloro che hanno scritto queste norme e che sono persone che non vivono una vita comune e che hanno sempre personale al loro servizio». L’italiano zoppica, ma il concetto è chiaro. «Questa norma - attacca con terminologia vetero marxista il vigile sindacalista Roberto Miglio - è fatta da chi in casa ha i servitori». Motivo del contendere, l’ampliamento della «fascia di reperibilità» imposta con un Comunicato di servizio inviato il 16 luglio dal settore Risorse umane del Comune di Milano che impone al «dipendente assente per malattia di essere reperibile presso l’indirizzo comunicato dalle ore 8 alle 13 e dalle 14 alle 20 di tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi». Fatta la norma, trovato l’inganno. «È provato scientificamente - si legge - che per alcune patologie e durante alcune convalescenze, restare chiuso in casa per troppe ore porti a stati depressivi e a una difficoltà nella ripresa del fisico dalla malattia». E dunque? «Farsi prescrivere dal medico che la diagnosi in taluni casi prescrive e consiglia uscite dall’abitazione». Malati sì, ma non abbastanza per non poter andare fino al bar. O a prendere le sigarette. Non bastasse, di mezzo finiscono anche i figli nell’inedita funzione di antidoto al medico legale. «Farsi certificare da istituti educativi (scuole, piscine...) l’accompagnamento e prelievo di figli minori». Già pronte, ovviamente, le sentenze di tribunale che «hanno assolto dipendenti che si erano allontanati da casa per andare a prendere o accompagnare figli minori a scuola». Non dovesse bastare, c’è l’acquisto inderogabile di farmaci o alimentari, dato che «le farmacie sono prevalentemente chiuse dalle 13 alle 14 e in alcune realtà nello stesso orario sono chiusi pure negozi o spacci alimentari». In questo caso la raccomandazione è di «conservare lo scontrino che riporta data e ora. Arruolati nella battaglia contro Brunetta anche anziani e disabili con i dipendenti invitati a farsi certificare dal medico «l’assistenza inderogabile a carico dei congiunti».
Ricco anche il capitolo dedicato al «salario», dopo la nuova disciplina che in caso di malattia prevede per i primi dieci giorni il pagamento dello stipendio, ma non delle voci aggiuntive. «Il taglio totale del salario accessorio - recita il libello - porterà alcuni dipendenti con difficoltà economiche a rientrare in servizio non perfettamente guariti e quindi con un rischio per se stessi e per gli altri. Pensiamo a infermieri, insegnanti, agenti di polizia locale, autisti». E allora i prodi Miglio e Zucchet sono pronti alla crociata. «Siamo passati - si lamenta Miglio - da una visita medica che si doveva aspettare dalle 10 alle 12, a una vera e propria carcerazione domiciliare. Con una sola ora d’aria tra le 13 e le 14. Quando, magari, le farmacie sono pure chiuse». Un ultimo consiglio? «Intasare il centralino del settore Risorse umane del Comune con continue richieste di permessi e deroghe». Con buona pace della battaglia contro l’assenteismo.

«Vogliamo far capire che l’intento del decreto è solo punitivo e non educativo. I dipendenti pubblici sono purtroppo visti malissimo. E invece c’è tanta gente che lavora». Ma anche troppa che sta a casa. O che se ne va al mare invece che in ufficio.

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