E miss Roberta scivolò sulle mani in tasca in Senato

(...) genovese del Partito democratico è quasi un monumento vivente all’eleganza. Riesce a sfoggiare completini che vanno dal bianco candido al verde acquamarina, dal nero china al rosso carminio, dal panna al grigioverde, al coloniale. E, in tutti i casi, lo fa con un eleganza innata. Il povero Simone Mazzucca, suo storico portavoce, ogni giorno si metteva più elegante del giorno prima. E ogni giorno, regolarmente, perdeva la sfida con la sua senatrice.
In fondo, non è nemmeno una semplice questione di vestito. Il problema è il portamento di Roberta, aiutata anche dall’altezza e dalla posa marziale, se possibile rafforzata durante il periodo passato come presidente della commissione Difesa di Montecitorio e ministro ombra del Partito democratico. A tratti, quando si alza in aula o sul palco di un comizio, ti aspetteresti che la Pinotti suonasse anche l’alzabandiera e si mettesse sull’attenti, con tanto di saluto militare. E, con tutta obiettività, occorre dire che - nel ruolo - ha anche fatto molto bene, salvaguardando le imprese italiane e liguri, senza lasciarsi prendere dal pacifismo di facciata, malattia antica della sinistra italiana.
Poi, purtroppo, ha preso ad esternare su qualunque punto dello scibile umano, dicendo le stesse cose che diceva Veltroni (o Franceschini, talora Bersani, o persino Burlando e Vincenzi). E, di fronte a certi concetti, non c’è portamento o marzialità che tenga. Quindi, anche Roberta è miseramente naufragata. Peraltro, senza perdere in eleganza.
Certo, alcune volte rende meno di altre, come vedete anche in queste pagine: il nero con il bianco rende meno del look total black visto al ballo delle debuttanti e le autoreggenti sfoggiate a Porta a Porta hanno certo un impatto visivo di gran lunga superiore al maglione a collo altissimo che campeggia nella foto grande qui sopra, che fa molto casalinga disperata e che, in un ideale «calendario Pinotti», difficilmente conquisterebbe la pagina di un qualunque mese, nemmeno di febbraio che è più corto degli altri.
L’altro giorno, però, anche l’eleganza pinottiana ha subito un duro colpo. Mentre stava bacchettando un intervento della relatrice di un provvedimento, la pidiellina Cinza Bonfrisco, che aveva diviso i senatori democratici del Pd («bravo il senatore Mercatali, cattiva la senatrice Pinotti», secondo l’efficace ed ironica sintesi della stessa Pinotti), Roberta è scivolata su un particolare, immediatamente fatto notare dall’altro senatore del Pdl Franco Cardiello: «Senatrice Pinotti, lei sta parlando con le mani in tasca!». La frase, rimasta nella sacralità degli atti parlamentari, ha lasciato inizialmente un po’ basita la senatrice genovese: «Chiedo scusa, ha ragione. Comunque, non credo sia fondamentale. In ogni caso, ringrazio per la segnalazione». Brusio in aula, richiami del presidente e ancora la Pinotti: «Non ho voluto offendere l’Assemblea mettendo le mani in tasca; purtroppo è un vezzo.

Mi scuso se con questo atteggiamento posso avere offeso qualcuno, ma credo vi siano altre cose che offendono questa Assemblea (...) Credo che dovremmo evitare di fare le maestrine dalla penna rossa».
Eppure, anche il look da maestrina dalla penna rossa fa parte della splendida collezione pinottiana...

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