E Monte Paschi apre alle nozze

Il nuovo piano triennale della Fondazione guarda all’Italia e all’estero. Resta il problema-territorio

da Milano

Sviluppare Banca Monte Paschi anche attraverso aggregazioni da realizzare al momento opportuno e guardando indifferentemente all’Italia o all’estero. Dopo l’apertura del presidente Gabriello Mancini a una possibile diluizione dell’Ente, è questa la nuova linea strategica della Fondazione Mps davanti al consolidamento in atto nel mondo del credito nazionale.
Malgrado resti il vincolo di preservare il legame con il territorio di riferimento, a dettare la svolta è il nuovo piano triennale dell’Ente. Una cinquantina di pagine, che rappresentano il principale documento di programmazione dell’Ente, approvato venerdì scorso dalla deputazione generale (l’organo di indirizzo) di Palazzo Sansedoni e ricostruito ieri dall’agenzia Radiocor. La Fondazione Mps, azionista della banca con il 49% del capitale, nel documento, il primo sotto la nuova presidenza di Mancini, nel capitolo sulla banca ha tolto un’indicazione inserita lo scorso anno riguardo alle possibili alleanze: quella dei soggetti bancari «simili».
Un riferimento implicito alle opzioni, ormai sfumate, Banca Intesa e Sanpaolo imi, simili per la presenza delle fondazioni nell’azionariato delle due banche. Nelle linee generali che l’organo di indirizzo fissa per le scelte della deputazione amministratrice (il cda della Fondazione), si ribadisce che la Fondazione può diluire la sua partecipazione nella banca solo per un’operazione strategica. Da escludere, quindi, una limatura della quota per una diversificazione del reddito della Fondazione. Sulla banca, sostanzialmente, il nuovo piano triennale conferma le indicazioni date di recente dal presidente Mancini: «aperti a esaminare ogni alternativa senza soluzioni privilegiate o precostituite». L’obiettivo della crescita dimensionale è anche nel nuovo piano industriale della banca al quale il documento della Fondazione fa riferimento. Nel piano triennale approvato la settimana scorsa c’è anche il capitolo sulla Sansedoni, la società immobiliare che dopo l’ingresso nell’azionariato del gruppo Lamaro punta a diventare uno dei grandi player nazionali del settore.

Un nuovo socio, probabilmente una cooperativa, dovrebbe entrare entro l’anno consentendo alla Fondazione Mps di scendere sotto il 50% del capitale secondo quanto prevede la legge per le partecipazioni delle fondazioni bancarie nelle società non strumentali.

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