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E Napolitano si concede «tutto il tempo necessario»

RomaQuattrocento metri in linea d’aria tra Palazzo Chigi e il Quirinale, quattro giorni per far arrivare la manovra a Giorgio Napolitano. Ancora l’altra sera, faccia a faccia con il capo dello Stato, Silvio Berlusconi è stato costretto ad allargare le braccia. «Ce l’ha Tremonti, che vuoi farci, non la fa vedere nemmeno a me». Ma adesso il testo è al Colle. Ci sono le tabelle, ci sono i numeri, ci sono tutte le «ultime versioni» del provvedimento e c’è anche l’irritazione del presidente per l’insolita procedura. Manca solo una cosa, la più importante: la firma di Napolitano.
Il via libera è scontato. Lui stesso in questi giorni ha parlato di «provvedimento necessario», di «sacrifici» imposti dalla situazione anche se «da distribuire equamente», di misure richieste dall’Europa e dai mercati. Il problema dunque non è il se ma il quando. Da un lato c’è l’urgenza della crisi: ritardare la manovra, non vederla stampata domani mattina sulla Gazzetta Ufficiale, potrebbe rinfiammare le Borse, che potrebbero pensare che dietro l’attesa ci sono dei dubbi di merito da parte del Colle. Dall’altra c’è l’«obbligo costituzionale» di una valutazione completa. Il testo, dunque, fanno sapere dal Quirinale, verrà attentamente controllato dal presidente e dai suoi uffici giuridici per «un esame al solito, e soprattutto davanti alla necessità di sacrifici, molto approfondito». Previsioni? Impossibili. L’unica cosa certa è che, pur tenendo conto della situazione contingente, Napolitano si prenderà «tutto il tempo necessario».
Sarà comunque una questione di ore. Il provvedimento finale è arrivato al palazzo dei Papi solo in mattinata, accompagnato da una singolare dichiarazione del Cavaliere: «La manovra è al Quirinale, la firmerò quando il capo dello Stato avrà dato una valutazione». Parole che facevano intravedere una poco ortodossa trattativa a bocce ancora in movimento e che hanno parecchio innervosito Napolitano.

Lo snodo è stato poi superato con due comunicati ufficiali di rettifica che però hanno lasciato senza risposta il perché di quella frase. Una semplice gaffe? L’insofferenza di Berlusconi al vaglio che la Costituzione affida al capo dello Stato? O è solo un modo per prendere le distanze, per allargare la responsabilità di una manovra lacrime e sangue che il Cav non avrebbe mai voluto fare?

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