E Napolitano striglia tutti: evitare nuove esasperazioni

RomaDove sono l’«equilibrio» e il «rispetto»? Che fine hanno fatto questi due comportamenti saggi, misurati, necessari per un rapporto corretto tra i poteri? Forse la stessa dei tanti messaggi in bottiglia di Giorgio Napolitano: persi in qualche remota spiaggia. Quindi, basta appelli, non servono più: «Troppe sollecitazioni sono cadute nel vuoto e oggi ne paghiamo il prezzo». Il baratro è vicino. Si prevedono altri scontri istituzionali, altro fango, proprio mentre «la comunità nazionale deve superare molteplici prove».
Ricevendo la stampa per la giornata dell’informazione, il capo dello Stato non parla del caso Ruby e nemmeno di Berlusconi. Ma insomma, i fatti si impongono da soli, «la materia è sempre più scottante». Il presidente, che vuole comunque mantenere un profilo di neutralità, invita perciò tutti a darsi una regolata. I giornali, innanzitutto: «Il senso del limite e della responsabilità non può mancare nell’informazione, specie nella cronaca giudiziaria. Bisogna trovare un valido equilibrio tra i valori del diritto-dovere dell’informazione e quelli del rispetto della riservatezza delle indagini e della privacy e dignità delle persone».
Ma si calmino pure politici e magistrati. «È indispensabile un valido equilibrio nel rapporto tra chi è costituzionalmente deputato ad esercitare il controllo della legalità e ha specificamente l’obbligo dell’azione penale e chi è chiamato a svolgere funzioni di rappresentanza democratica e di governo». Questa relazione è oggi «alterata», con «grave danno» sia per la politica che per la giustizia.
Certo, ammette Napolitano, la questione giustizia esiste. Le riforme si possono e forse si devono fare, ma non si può spaccare tutto: «Pur senza rinunciare alla prospettiva di scelte organiche capaci di risolvere alla radice il problema giustizia, occorre nell’immediato scongiurare ulteriori esasperazioni e tensioni che possono aggravare un turbamento largamente avvertito». Quanto al Cav, è libero di scegliere il modo migliore per difendersi. Però, avverte il capo dello Stato, certe battaglie è sempre meglio combatterle nel sistema: si fidi delle istituzioni.

«Nella Costituzione e nella legge ci sono i riferimenti di principio e i canali normativi per far valere le ragioni della legalità e le garanzie del giusto processo. Fuori di questo quadro, ci sono solo le tentazioni di conflitti istituzionali e di strappi mediatici che non possono condurre, per nessuno, a soluzioni di verità e giustizia».

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