E il negazionista va all'attacco: «Hanno vinto gli speculatori»

Luca Rossi, giornalista e scrittore: "C'è chi guadagna soldi a palate con i test per l'Hiv. Che con l'Aids non c'entra nulla. L'allarme è stato solo una bufala"

«L'Hiv non provoca l'Aids». Anni Novanta, in pieno allarme contagio, il giornalista Luca Rossi se ne esce con una teoria choc che sconvolge ricercatori e medici. La sua indagine, scritta per il settimanale Panorama ma mai pubblicata, si traduce in un libro, Sex virus , edito da Feltrinelli nel 1999. È il frutto di un'analisi dei dati del centro di statistica governativo degli Stati Uniti.

Cosa hai scoperto leggendo quei documenti?

«Che il numero dei sieropositivi negli Usa non era in aumento, ma tutto il contrario. E che gli eterosessuali malati di Aids erano 50 all'anno: nulla. I malati con comportamenti sessuali non a rischio erano mille a distanza di quasi 15 anni dall'inizio dell'epidemia».

Perché sei arrivato a sostenere che Hiv e Aids non sono correlati?

«Se muori di Aids, muoiono 500 cellule su 1000. Ma solo una di queste è infettata dall'Hiv».

Quindi secondo te l'allarme contagio è stata una bufala e le campagne di prevenzione sono state inutili?

«Prevenzione da che? Ci siamo basati su statistiche epidemiologiche e non su dati scientifici. Fossero stati veri i numeri del contagio saremmo vivi in dieci».

E quindi cosa diresti a un ragazzino a rischio che fa sesso non protetto?

«Gli direi di stare attento alla sifilide. Non certo all'Hiv. Piuttosto facciamo prevenzione contro le nuove droghe, non contro l'Aids».

Ci sono ricercatori che da anni cercano cure e vaccini contro l'Aids. Cosa sono, pazzi?

«Certi ricercatori campano con i soldi arrivati per l'allarme Aids. E c'è chi guadagna a palate grazie ai kit per i test sull'Hiv. Un ricercatore serio oggi si mette a lavorare su cancro e infarto, non scherziamo».

Cosa pensi quando passi davanti ai banchetti delle associazioni?

«Mi fanno pena. All'epoca ero furibondo. Vedevo una generazione azzoppata sessualmente per una palla colossale».

Una palla?

«Diciamo che la formula eros-thanatos , amore e morte, era una formula mediaticamente vincente. Quando si parlò del virus degli omosessuali serviva lanciare un allarme forte. Era un freno al malcostume, un veicolo di forte controllo sociale. Il carrozzone mediatico è andato in quella direzione mentre i casi sono calati».

Ha mai ricevuto querele o smentite?

«Mai».

Però non hai lavorato per un po'?

«A nessuno conviene dire le cose che dico io. Ora faccio lo sceneggiatore televisivo».

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