E nel «totostilisti» rispunta pure Galliano

E nel «totostilisti» rispunta pure Galliano

Azzeccare la scelta del direttore creativo per un industriale significa vincere ma il prezzo da pagare non è alto solo in termini di denaro. Si ha a che fare con personaggi difficili cosicché sul pianeta della creatività ci sono terremoti frequenti e violenti in parti uguali. Tant'è. Chi non ricorda il clamoroso addio di Tom Ford a Gucci, nel 2004, seguito l'anno successivo dalla nomina a direttore creativo di Frida Giannini? Avendo dato eccellente prova di bravura nel disegnare gli accessori, l'algida ragazza scalzava dal trono Alessandra Facchinetti. E dagli accessori arrivavano anche Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli chiamati nel 2008 a sostituire Alessandra Facchinetti - sconfitta per la seconda volta - alla direzione creativa della griffe Valentino.
L'arrivo di un nuovo proprietario del marchio, il Paris Group, ha coinciso con il cambio al vertice stilistico del marchio Ferrè: al duo Aquilano-Rimondi sono subentrati Stefano Citron e Federico Piaggi. Aquilano e Rimondi, nel frattempo, si sono trovati perfettamente in sintonia con Andrea Della Valle che li ha chiamati a disegnare la collezione Fay, attesa per la prima volta, questa stagione, in passerella a Milano. Insomma ne vedremo delle belle anche perché spesso i genietti della creatività accampano pretese una volta impensabili. Hedi Slimane che ha preso il posto dell'italiano Stefano Pilati da Saint Laurent avrebbe chiesto di spostare l'ufficio stile da Parigi a Los Angeles e preteso per le boutique commessi al massimo trentenni. In compenso Stefano Pilati, chiamato alla direzione creativa di Agnona con anche il ruolo di Head of Design dell'azienda e la responsabilità delle sfilate del brand e della Ermenegildo Zegna Couture, ha chiesto di rimanere a lavorare in un ufficio stile a Berlino, città dove ora vive. L'amministratore delegato del gruppo biellese, da Gildo Zegna, glielo ha concesso anche perché all'indomani dell'ufficializzazione della nomina ha ricevuto, con emozione, la telefonata di congratulazioni di Anna Wintour, potente direttore di Vogue America che forse non ricorda le critiche non sempre benevoli ricevute dal quarantenne stilista. Clamorosa quella di Suzy Menkes, fashion editor dell'Herald Tribune, che in occasione di una collezione tempestata di fragole scrisse un indimenticabile pezzo in cui sentenziava: «Strawberry fields for never» facendo il verso a una famosa canzone dei Beatles. I critici non risparmiano nessuno e parlano anche della maledizione di Vionnet, una delle più prestigiose maison di alta moda francese ripartita nel 2009. Dopo la prova di Marc Audibet, l'unico stilista in grado di leggere in modo magnifico la bellezza dello stile di Madeleine Vionnet, con i nuovi assetti societari e l'ingresso di Matteo Marzotto nel ruolo di presidente, si sono avvicendati Rodolfo Paglialunga ex Prada, e dopo poche stagioni le sorelle Barbara e Lucia Croce a loro volta esautorate da Goga Ashkenazi, donna del jet set internazionale che ha conquistato il controllo della «Go To Enterprise» di Vionnet e pare desideri cimentarsi in prima persona nell'ardua sfida della creazione. Auguri! E mentre scalda i motori della ricerca di un nuovo stilista anche Renzo Rosso per la collezione Diesel Black Gold affidata finora alla designer greca Sophia Kokosalaki, la giovane Bianca Gervasio, 33 anni di Trani, che dal 2008 disegna Mila Schön con tanta buona volontà ma senza mai convincere, è attesa per una decisiva prova del nove. Ha convinto alla grande, invece, lo scozzese Christopher Kane, pupillo di Donatella Versace basato a Londra, che oltre a disegnare la collezione Versus collabora con J Brand, apprezzata griffe californiana del denim wear. Resta ancora a spasso l'immaginifico e geniale John Galliano. Si dice che Diego Della Valle, patron del gruppo Tod's e proprietario del marchio Elsa Schiaparelli pensi a lui per un grande rilancio di questa storica griffe francese.

Fantamoda o davvero la stella del designer catapultato dalla torre della direzione creativa di Dior - ora affidata a Raf Simons - dopo la burrascosa vicenda degli insulti antisemiti, tornerà a risplendere? Ah saperlo…

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