E oggi scioperano i medici

Lo «sbilancio» gestionale della sanità del Lazio fa incrociare le braccia oggi per tutto il giorno a medici, veterinari, chimici, biologi, dirigenti e funzionari amministrativi, tecnici e infermieri. Saranno bloccati gli interventi chirurgici cosiddetti di elezione e sarà garantita solo l’emergenza con turni opportunamente organizzati. Lo sciopero, proclamato già due settimane fa, riguarda un’unica problematica comune a tutta la categoria del comparto assistenziale pubblico, ossia la sottrazione delle indennità contrattuali dagli stipendi del personale da qui al 2009. Malgrado l’assessore alla Sanità Augusto Battaglia abbia sottoscritto a metà luglio con la categoria un preciso accordo per ritirare il famigerato provvedimento «taglia-stipendio» a oggi questo atto sta per entrare in vigore garantendo alla Pisana una cinquantina di milioni di euro annui di introito extra. Ripianare il deficit con i soldi dei sanitari? «Perché no?», sembrano rispondere Battaglia e soci.
Ma intanto ieri il ministero del Tesoro ha nuovamente bocciato il piano di rientro dal deficit, perché - secondo quanto è emerso al termine dell’incontro tra i tecnici di via XX Settembre e quelli dell’assessorato regionale alla Sanità - «non starebbe marciando nella maniera giusta». Tanto che gli esperti «hanno verificato lo scostamento presentato dalla Regione Lazio di 192 milioni di euro rispetto agli obiettivi fissati nel Piano di rientro». «La Regione Lazio - prosegue la nota diffusa in serata - rileva di aver richiesto al ministero 197 milioni di euro di adeguamento a copertura dei costi sostenuti dalla sanità laziale per i 188.530 cittadini in più riconosciuti dall’Istat. Il Tesoro, dal canto suo, ha inoltre segnalato adempimenti da completare che la Regione si impegna a soddisfare entro i prossimi 15 giorni». Una richiesta che però i tecnici non hanno recepito, trasmettendo «alla sede politica una relazione sullo stato dei fatti».
Per tornare al provvedimento «taglia-stipendio», la stessa Cimo (sindacato dei medici ospedalieri) minaccia l’esecutivo di «adire alle vie legali se non verrà ritirato perché si tratta di una semplice e buona prevaricazione dei diritti contrattuali - spiega il segretario regionale Giuseppe Lavra -. Ed è per questo che dai nostri vertici nazionali sono stati coinvolti lo stesso ministro Turco e il sottosegretario Zucchelli». Dure critiche all’esecutivo regionale arrivano anche dal Sivemp (Sindacato italiano veterinari medicina preventiva): «Non è mai successo in Italia - sottolinea il segretario Mariano Sigismondi - che una pubblica amministrazione decidesse, per rientrare di un deficit finanziario, di ridurre gli stipendi del personale in palese violazione di un contratto nazionale». E se la maggioranza tace l’opposizione attacca. «Siamo contrari al ripianamento del deficit con gli stipendi dei dipendenti - spiega il vicepresidente della commissione Sanità, Stefano De Lillo (Fi) -.

Gli operatori pagano già come tutti i cittadini del Lazio un alto prelievo di denaro dalle proprie tasche di Irpef: è ingiusto che subiscano questo ulteriore storno. I tagli vanno fatti altrove: negli stipendi dei manager, negli appalti, ed in operazioni incomprensibili come la chiusura del Forlanini e il trasferimento in quella sede del consiglio regionale.

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