E ora gli assistiti rischiano di dover pagare le medicine

«Se le 1.433 farmacie del Lazio, 994 della quali a Roma e provincia, sono state costrette a preannunciare iniziative di protesta, la colpa è del governo che si comporta in modo ambiguo e non è in grado di rispettare gli impegni presi pubblicamente». È quanto sostiene Cesare Cursi, responsabile del dipartimento Sanità di An. «Il ministro della Salute Livia Turco, a luglio, dopo l’approvazione dell’emendamento a firma D’Elia per consentire la vendita di medicine con la ricetta nei supermercati e nei negozi di parafarmacia - ricorda il senatore - dichiarò pubblicamente, a nome del Governo, che al Senato avrebbe chiesto e ottenuto la soppressione di tale norma che il governo non condivideva. Il ministro Turco affermò che far uscire questi farmaci dalle farmacie avrebbe voluto dire non comprendere il sistema di garanzie offerto dalle farmacie stesse e scegliere una strada pericolosa che nessun Paese al mondo ha percorso».
«Oggi, si viene a sapere - prosegue Cursi - che all’interno del governo qualcuno e non il ministro Turco, vuole regalare alla grande distribuzione e alle parafarmacie i medicinali con ricetta e domani molto probabilmente, anche i farmaci del Servizio sanitario nazionale. Lo stesso ministro Bersani, che oggi stigmatizza il comportamento delle farmacie, non sembra avere le idee chiare. Da dietro le quinte, sostiene la norma voluta dal deputato D’Elia (che, tra l’altro, a quanto risulta ha una sorella farmacista, titolare di una parafarmacia a Roma, nel quartiere Parioli), ma a suo tempo aveva dichiarato che il suo compito, in materia di farmaci, si era esaurito con la libera vendita dei medicinali senza ricetta negli esercizi commerciali». «Qual è la linea del governo? - si chiede Cursi - Non si sa. Anche su questa materia la maggioranza è divisa.

Ma la questione va chiarita al più presto per evitare che i farmacisti possano disdire la convenzione con il Servizio sanitario nazionale e quindi vendere i farmaci a pagamento con grave disagio per i cittadini che non potranno più ritirare i farmaci gratuitamente ma li dovranno pagare per poi chiedere il rimborso alle Asl».

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