E ora Cassano sì o no? C’è un laboratorio che forse ha la risposta

FILOSOFIA Il direttore Sassi: «Chi viene qui condivide l’approccio scientifico e etico»

E ora Cassano sì o no? C’è un laboratorio che forse ha la risposta

Cassano e Noselli, Evans e Basso, Vasili Matviychuk e Aniko Kavalovic. Sampdoria e Sassuolo, ciclismo e ciclisti, maratoneti, sciatori e persino motociclisti. Cosa c’entrano l’uno con l’altro? E soprattutto: cosa ci fa la Sampdoria capolista, rivelazione della serie A, con Evans, campione del mondo del ciclismo? «Intanto centrano traguardi, obiettivi e condividono filosofie ­ dice Aldo Sassi -. Per questo, chi più chi meno, hanno scelto tutti la stessa casa». Nella casa dei campioni non si fanno miracoli, ma si costruiscono successi: senza eccessi. La casa dei campioni è a Castellanza, in provincia di Varese, dove dal 1996 opera lo Sport Service Mapei, nato per volontà di un vero magnate dello sport, Giorgio Squinzi, presidente del noto colosso mondiale di prodotti chimici per l’edilizia, presidente di Federchimica, ex patron di uno dei team ciclistici più vincenti della storia e attuale patron del Sassuolo calcio. Una laurea in chimica in bacheca e il desiderio di uno sport sempre più credibile nel cuore. Per questo è nato il centro di Castellanza. «Il Centro Mapei è nato per supportare, con razionalità scientifica e con un preciso approccio etico, lo sport ­ continua Sassi, che è il direttore del centro -. La nostra attività si sviluppa lungo tre importanti direttrici: assistenza per lo sport attraverso analisi e ottimizzazione dei fattori della prestazione; ricerca applicata in ambito sportivo; divulgazione di conoscenze scientificamente validate».
Quasi cinquemila sono gli sportivi che si recano ogni anno a Castellanza. Tanti signor Rossi, i cosiddetti sportivi della domenica, ma anche tantissimi atleti di prima fascia che hanno scelto di farsi seguire, scrutare e consigliare, a cominciare dalla Sampdoria rivelazione del campionato. «Con loro abbiamo un rapporto di grandissima collaborazione ­ prosegue Sassi -. Facciamo test di valutazione, stiliamo programmi di preparazione specifici in collaborazione con il loro staff tecnico. In più abbiamo un occhio particolare su Antonio Cassano e il suo preparatore Agostino Tibaudi».
Ma che tipo di atleta è Cassano? «Potrebbe rispondere meglio Tibaudi, ma per quanto ci riguarda possiamo dire che è un vero atleta, capace di grandi prestazioni. Poi, nel calcio, abbiamo anche il Sassuolo, la squadra di famiglia, guai se non la seguissimo. Ma lo stesso lo facciamo con l’Hellas Verona, seguiamo tutta la preparazione, stilando test di valutazione e carichi di lavoro. Teniamo monitorato ciascun calciatore e questo in stretta collaborazione con lo staff del Sassuolo e il nostro Ermanno Rampinini, che è il referente per il calcio».
Insomma, nel laboratorio che ha rigenerato Fantantonio non ci sono solo ciclisti o calciatori. «Seguiamo i nostri maratoneti (quelli della Co-Ver Mapei, ndr), le nazionali maschili e femminili di sci alpino, ma anche qualche motociclista, come Steve Ramon, campione belga di cross, ma da anni collaboriamo anche con l’Istituto dello Sport australiano, visto che il loro hub europeo attualmente è a Castronno, in attesa di trasferirsi a breve in quel di Gavirate, in vista delle prossime Olimpiadi di Londra». Così come nello stesso centro si dividono Cadel Evans, neo campione del mondo di ciclismo, e Ivan Basso: «Sono due grandi professionisti, si conoscono e si stimano, non ci sono problemi. Con loro, per certi versi, il lavoro è anche molto più profondo, visto che sono seguiti interamente da noi. Analisi, tabelle di allenamento, test di biomeccanica seguiti dal nostro esperto Andrea Morelli. Però sia ben chiara una cosa, la nostra non è una struttura antidoping, anche se mettiamo in atto sistemi di prevenzione antidoping molto sofisticati come la misura della massa emoglobinica, il sistema più avanzato per capire se un atleta ha fatto o meno ricorso ad una manipolazione ematica».


Ultima domanda: Cassano, in questo momento, su cosa sta lavorando? «Deve perfezionare la gestione delle sue potenzialità fisiche. Deve accrescerle e gestirle al meglio. E, contrariamente a quanto si possa pensare, Antonio per quanto ci riguarda, è un atleta modello».

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