Palermo Una sola certezza che adesso addensa tanti dubbi. Ad uccidere a colpi di bastone lavvocato palermitano Enzo Fragalà non è stato il profumiere di cinquant'anni, iscritto sul registro degli indagati della procura. Non è stato lui. Ad escludere luomo che, però, resta indagato perché potrebbe aver fatto sparire i vestiti usati la sera dellaggressione al penalista, è stata la prova del suo patrimonio genetico confrontata con le macchioline di sangue e il materiale organico rilevate dagli esperti del ris di Messina sul bastone di rattan sequestrato nella sua casa. Anche se in realtà lindagato, guardando gli elementi raccolti dai militari, rispondeva allidentikit del «perfetto» indiziato: ex cliente, con seri motivi di rancore nei confronti di Fragalà che lavrebbe difeso in modo inefficace in una causa per la quale ha scontato un anno di carcere e sborsato unenorme parcella (ventimila euro), di corporatura robusta, come quella del killer descritto dai testimoni, e in possesso di un bastone compatibile con quello usato dallassassino. E poi labilità nelle arti marziali che avrebbe potuto spiegare quel colpo sferrato alle gambe del penalista per atterrarlo, seguito dalle violente bastonate in testa: tecnica di chi non lascia nulla allimprovvisazione. Le indagini dunque ripartono nuovamente. Ma non da zero. Perché la pista che portava al commerciante di profumi, difeso da Fragalà, non era lunica. Ma non solo: non era la più verosimile. Lunico particolare che aveva fatto trapelare indiscrezioni riguardo al nome dellindagato facendo immaginare ad una risoluzione immediata del giallo, era legato alla prova irripetibile del Dna per la quale era stato necessario nominare un perito trattandosi di una prova «irripetibile». Nel frattempo le indagini non si sono fermate, anzi i carabinieri che seguono il caso hanno intensificato il loro lavoro puntando molto sulle testimonianze delle persone che abitano nel quartiere, dove è avvenuta laggressione. Due testi sono stati sentiti più volte e invitati a riflettere, a ricordare anche un semplice dettaglio, magari apparentemente insignificante, ma che invece potrebbe risultare determinante. Acquisite e mostrate ai testimoni anche le registrazioni a circuito chiuso di alcuni negozi della zona. Esaminate anche una decina di lettere anonime inviate alle forze dell'ordine e alla procura, in cui vi sarebbero indicazioni dei probabili responsabili e i possibili moventi del pestaggio.
I magistrati che seguono lindagine partono dalla convinzione che Fragalà sia stato colpito per vendetta, da qualcuno che lui aveva difeso. Resta in piedi essendo lunica attendibile, la pista professionale che adesso si concentra su tre o quattro casi. Allindomani dell'aggressione si parlò di tre persone indagate, uno dei quali era il profumiere che però esce di scena. Anche se i boss in carcere hanno preso le distanze dall'aggressione nei confronti di Fragalà, in ambienti giudiziari qualificati si riparla insistentemente anche di un coinvolgimento della mafia, si puntano i riflettori su una criminalità organizzata molto agguerrita, cruenta, ma di periferia. È così che i carabinieri stanno riguardando le carte del processo alla mafia di Lercara Friddi che, anni fa, salì agli onori della cronaca per una faida sanguinaria tra due famiglie del paese alle porte di Palermo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.