E ora la Francia manda a ripetizione chi porta il burqa

Burqa, niqab, velo integrale. Da mesi la Francia dibatte su come vietare alle donne musulmane nel Paese di apparire in pubblico con il volto coperto. Un progetto di legge sulla questione, firmato dal guardasigilli Michèlle Alliot-Marie, sarà discusso oggi in Consiglio dei ministri. Parigi spera di approvare una legge entro l’autunno.
Le prime multe a chi indossa il velo integrale per strada o nei luoghi pubblici potrebbero arrivare già nella primavera del 2011, qualche mese dopo l’adozione della norma: 150 euro alle donne con il volto coperto e fino a 15mila euro (e la possibilità di finire in carcere) agli uomini che obbligano mogli, compagne o figlie a nascondersi dietro a burqa e niqab «attraverso la minaccia, la violenza, la costrizione, l’abuso di potere o autorità».
Da Place Vendôme, sede del ministero della Giustizia, la novità sono i corsi di recupero per chi non seguirà la legge. Le donne che indosseranno il velo integrale in pubblico, in alternativa alla multa, potrebbero infatti essere costrette dal giudice a frequentare un corso di cittadinanza francese: sei ore al giorno anche per un mese. E a spese di chi ha infranto la norma. Durante queste lezioni di educazione civica (in realtà già esistenti dal 2004 per chi non rispetta il codice stradale), «saranno insegnati o ripassati i valori della République», fondamentali, secondo un credo bipartisan in Francia, all’ottenimento della cittadinanza.
A febbraio, il ministero dell’Immigrazione francese ha rifiutato di naturalizzare un marocchino. L’uomo imponeva alla moglie di indossare il velo integrale. «Non c’è posto per lui in Francia», aveva detto François Fillon, premier di poche parole. «Secondo il codice civile, la cittadinanza può essere rifiutata a chi non rispetta i valori della République».
Lo stesso Fillon ha ribadito la settima scorsa che il governo andrà avanti con la legge contro il burqa nonostante i due pareri contrari del Consiglio di Stato. Per i saggi che assistono il governo nella preparazione della leggi, l’interdizione del niqab «non ha fondamento giuridico». Ma il loro parere è soltanto consultivo.
Da mesi il Paese si interroga su burqa e niqab. Nell’estate del 2009, il presidente francese Nicolas Sarkozy, dai saloni del palazzo di Versailles, ha lanciato uno dei più grandi attacchi da parte di un leader europeo contro il velo integrale: «Il burqa non è il benvenuto in Francia», aveva detto. Poco dopo sono iniziati i lavori di una commissione parlamentare bipartisan, presieduta dal comunista André Gerin, che per sei mesi ha esaminato la questione del velo islamico. A gennaio, ha consigliato al Parlamento di adottare una legge contro il niqab nelle amministrazioni e sui trasporti pubblici. Tutti i 434 deputati dell’Assemblée nationale hanno votato pochi giorni fa a favore di una risoluzione contro il velo. Oggi, i politici della maggioranza appoggiano una legge che sia in grado di cancellare totalmente il burqa dalle strade francesi. Hervé Morin, deputato dell’Ump, partito del presidente, auspica addirittura una riforma nel caso la legge fosse incostituzionale. L’opposizione socialista non appoggia il burqa, ma è favorevole soltanto a un divieto limitato ai luoghi pubblici. Contrarie a una norma le associazioni islamiche di Francia come il Conseil français du culte musulman.
Il dibattito politico continua nelle cancellerie e sui giornali. Soltanto pochi giorni fa ha contagiato per la prima volta la strada. Durante un tranquillo sabato di shopping, in una cittadina della regione della Loire-Atlantique, due donne - una completamente velata - sono quasi venute alle mani, proprio a causa del velo integrale.

«Non vedo l’ora che passi la legge sul burqa», avrebbe detto, secondo le cronache locali, un’avvocatessa, dando del Belfagor a una cliente musulmana completamente coperta (riferimento al fantasma del Louvre di una nota serie tv francese degli anni 60). Immediata la reazione violenta dell’altra donna. Per le due, la giornata si è conclusa al commissariato di polizia.

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