E ora l’albergo si muove su quattro ruote

I l tempo del last minute è scaduto. Schizzare in agenzia con la speranza di trovare l’offerta stracciata, partire con le valigie ancora mezze aperte ha perso il suo fascino. Scoprire di avere un paio di giorni liberi, un paio di settimane di ferie e decidere all’ultimo minuto di volare in Egitto non è nemmeno più conveniente. Gli italiani hanno imparato a gestirsi. Ad organizzarsi. Prenotano le vacanze estive in inverno e le vacanze invernali durante l’estate. Le pubblicità delle crociere chiedono ai clienti di rimanere fedeli, rifare anche l’anno prossimo la stessa vacanza, promettendo risparmi eccezionali. I voli prenotati su internet mesi prima costano la metà della metà. Il «sotto data» non conviene. La regola è giocare d’anticipo. Si va lontano ma si decide il prima possibile.
«Il turismo in Italia sta cambiando, perché stanno cambiando gli italiani». Adriano Meloni è l’uomo che ha portato Expedia in Italia. Una vacanza prenotata con un clic: viaggio, albergo, giro turistico per la città, ristorante, gita al parco di divertimento per i bambini. Sempre più famiglie si organizzano on line. «Viaggia a modo tuo», come recita lo slogan dell’azienda. Si va sempre al mare, il 35 per cento degli italiani continua a preferire baie e spiaggette, ma in tanti schiacciano l’occhio a Dubai (il 100 per cento) o al Giappone (meta in crescita del 200 per cento). Meloni è un manager che rispecchia in pieno lo stile della sua azienda, fondata da Microsoft nel 1996: giovane e rampante. Nell’ufficio troneggia un biliardino, uno svago per tutti i dipendenti (ovviamente giovanissimi). Parla della sua esperienza come amministratore delegato e racconta una sfida, una scommessa con finanziatori americani da convincere. «Un mercato difficile da conquistare. Obiettavano: rispetto a tedeschi e francesi gli italiani sono più tradizionalisti. Oggi è tutto diverso. Abbiamo superato per fatturato i francesi e l’anno prossimo punteremo i tedeschi».
Racconta il turista tipo. «Gli italiani sono il classico esempio di turista a tre stelle». Il tipo medio insomma. Niente lusso e niente avventure, ma una sana comodità. Diversissimi dai nostri vicini europei. «Tra i più scortesi risultiamo al quinto posto. Ci adattiamo poco ai costumi sociali, siamo pigri a imparare brevi frasi in lingua». Da una ricerca sui viaggiatori emerge come la trasformazione c’è e a confermarla ci sono i dati: il fenomeno dell’e-commerce, cioè della compravendita su internet, sta crescendo in Italia a un tasso annuo del 42 per cento. Nel 2006 il fatturato ha raggiunto i 2,906 miliardi di euro, cifre da capogiro. E il settore trainante è il turismo, con un aumento del 60 per cento solo tra il 2005 e il 2006, e un fatturato che si aggira intorno a 1,571 miliardi di euro.
La realtà è che le vacanze degli italiani sono cambiate. Erano gli anni ’60 quando la borghesia cittadina si spostava nella casa al mare. Allora le mete erano una certezza: si caricava la macchina all’inverosimile, bambini dietro schiacciati tra i sedili della 600 e via. Alassio, Viareggio, Forte dei Marmi, Fregene. Ogni santa estate, ogni anno, per anni. Poi quei figli sono cresciuti, qualcosa del meccanismo si è spaccato. È esplosa la voglia di viaggiare, di partire per destinazioni esotiche, di rompere con gli schemi. Negli anni ’80 scoppia l’interail mania, alla scoperta delle capitali: Vienna, Amsterdam, Berlino, Parigi, Madrid. La vacanza è un biglietto aperto. Interminabili viaggi su treni di seconda classe. Scarpe di ricambio appese a zaini enormi da caricarsi sulle spalle, un bacio alla mamma dal finestrino e poi si parte. Gli italiani viaggiano sempre più lontano: Europa, America, spiagge tropicali, isole, popoli sconosciuti, l’etnico si impone, piatti esotici, bungalow, safari. Sui tram si sfogliano pagine di depliant turistici: resort, formule all-inclusive, corsi di vela per i bambini. Si aspettano quelle due settimane d’estate per staccare, per riprendersi dallo stress da ufficio, dimenticarsi tutto e tutti. Come una lobotomia, come una anestesia. Sono arrivati i voli low-cost, il viaggio in aereo accessibile con poche centinaia di euro.
Quarant’anni dopo la casa al mare di quei genitori resta solo un approdo per i fine settimana, la valvola di sfogo per il ponte del primo maggio, quando è ormai troppo tardi tentare una qualsiasi manovra di fuga, (voli pieni, alberghi che rifiutano prenotazioni per i prossimi quattro mesi), un asilo estivo dove confinare i figli nel mese di giugno, che è diventato il mese per eccellenza dei nonni. Oggi la vacanza si sceglie collegandosi a internet, nei momenti di pausa in ufficio, durante la pausa pranzo, la sera alla scrivania con i bambini.
Melloni non ha dubbi, il cambiamento è epocale. Dal 2001, l’anno in cui Expedia è atterrata in Italia, il fatturato è cresciuto in continuazione, e nel 2006 ha superato i 200 milioni di euro, con un incremento previsto per il 2007 del 70 per cento con un budget iniziale di soli 30mila euro. In tutta Europa il commercio on line è diventato una vera e propria alternativa al modo classico di comprare, l’Italia in questo processo di cambiamento è partita un po’ più tardi. Siamo sempre stati un po’ diffidenti a sganciare il numero della carta di credito, comprare senza vedere la faccia di chi ti vende la merce è un atto di estrema fiducia. Ma non solo. C’è anche un dato oggettivo: se ad esempio in Gran Bretagna gli operatori sono 130 mila, in Italia sfiorano quota 10mila. «Un Eldorado latente», lo definisce Melloni. «Le cifre ci danno ragione: il potenziale di crescita dell’e-commerce è enorme. La crescita annua è cinque volte superiore a quella del mercato italiano dell’e-travel.

Una rivoluzione, un dato di fatto con cui prima o poi tutti gli operatori turistici dovranno confrontarsi». Niente più vacanze al buio. Gli italiani scelgono le loro mete studiando mappe, cultura, gastronomia e storia. La scommessa finale è passare da turista a viaggiatore.

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