E ora l’Anpi si inventa pure i morti di Genova

Non è una novità assoluta, d’accordo. La sinistra la storia se l’è sempre riscritta come più le fa comodo. Se poi c’è di mezzo l’«antifascismo» vale davvero tutto. Ma ieri l’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani (o sedicenti tali, dal momento che per lo più risultano nati a guerra abbondantemente finita), ha superato il segno. Nelle Marche c’è un sindaco, Massimo Bello, primo cittadino di Ostra Vetere, piccolo comune della provincia di Ancona, che vuole dedicare tre strade a Giorgio Almirante, Ferdinando Tambroni e Bettino Craxi. Politicamente, una decisione bipartisan: un missino, un democristiano, un socialista. Nell’Italia che non smantella via Unione Sovietica, piazza Togliatti o addirittura largo Stalin, nulla di scandaloso. Tranne che per l’Anpi, che insorge. Nazareno Re, presidente della locale sezione, si inalbera: «È vero - dice Re che Almirante, Tambroni e Craxi hanno dato il loro contributo a una pagina della storia, peccato si tratti di una, o più, pessime pagine». Anche fin qui, ci sta. È la politica. Il problema nasce quando per sostenere le proprie tesi si ricorre alla Verità storica.

«Tambroni era presidente del consiglio nel giugno 1960, quando il Msi decise di tenere il proprio congresso a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza - sale in cattedra Re - Gli antifascisti manifestarono contro il congresso e Tambroni mandò la celere a sparare sulla folla. (...)

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