E ora l’Argentina rimane senza la bistecca

Gli Stati Uniti continueranno ad «aumentare la pressione» su Teheran per frenare le sue ambizioni nucleari, ma lo faranno con una «comunità internazionale unita», per avere una posizione più forte. Continua l’offensiva diplomatica del presidente americano Barack Obama per frenare le ambizioni nucleari dell’Iran: l’ultimo duro messaggio del presidente è arrivato ieri in un’intervista al «The Early Show» della Cbs, quasi contemporaneamente a una telefonata avuta con il presidente cinese Hu Jintao.
La soluzione del dossier nucleare iraniano ruota infatti sempre più intorno alla Cina. Perché mentre nelle ultime settimane gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali hanno spinto sempre più per nuove sanzioni dell’Onu contro Teheran, Pechino, tradizionalmente contraria, prende tempo, nella speranza di rilanciare un negoziato mai decollato. E non si sbilancia troppo nemmeno davanti all’impegno personale di Barack Obama, che ha chiesto al suo omologo Hu Jintao di lavorare assieme sulla questione nucleare iraniana. L’inquilino della Casa Bianca ha avuto una conversazione telefonica con il leader cinese proprio nelle stesse ore in cui il capo dei negoziatori iraniani si trovava a Pechino per perorare la causa di Teheran. Dopo la telefonata, l’agenzia ufficiale Nuova Cina si è limitata a riferire laconicamente che «rapporti economici e commerciali sani e stabili tra la Cina e gli Stati Uniti sono nell’interesse dei due Paesi». Non una parola sul dossier iraniano, il che sembra indicare che la conversazione non abbia segnato una vera svolta nella posizione di Pechino.
Eppure, qualcosa si muove. La Cina ha annunciato la sua presenza al vertice sulla sicurezza nucleare, il prossimo 12 e 13 aprile a Washington. E appena ieri l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Susan Rice, ha confermato che Pechino ha accettato di impegnarsi «in negoziati seri» all’Onu sul dossier nucleare iraniano. È l’obiettivo finale su cui occorre concordare. Perché se le sanzioni contro Teheran rappresentano il fine ultimo della comunità internazionale, «la soluzione pacifica» del contenzioso è invece lo scopo principale di Pechino. «Sulla questione del nucleare iraniano, la Cina continuerà a operare per una soluzione pacifica», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Affari esteri cinese Qin Gang.
«Abbiamo sempre spinto per una soluzione pacifica e continueremo a spingere in questo senso», ha aggiunto il funzionario di Pechino. Una posizione interlocutoria che, secondo alcuni funzionari di Washington citati dal New York Times, punterebbe a limitare al massimo le conseguenze di eventuali sanzioni internazionali contro Teheran. Sanzioni alle quali, in linea di massima, Pechino resta contraria. E non è un caso che la Cina abbia tenuto un atteggiamento morbido nei confronti del capo dei negoziatori iraniani, Saad Jalili, in missione nel Paese orientale. «Abbiamo sottolineato insieme in occasione delle nostre discussioni che quest’arma delle sanzioni ha perso la sua efficacia», ha potuto così dichiarare Jalili. Ma questa è una partita tutta da giocare.
«Come ho già detto noi non escludiamo nessuna opzione - ha detto ancora Obama parlando della strategia nei confronti dell’Iran - e continueremo ad aumentare la pressione e valutare come rispondono». Ma il presidente americano ha ribadito la necessità di un’azione comune a livello internazionale. «Dobbiamo procedere con una comunità internazionale unita, questo ci mette in una posizione molto più forte».

«Tutte le prove indicano che gli iraniani stanno cercando di ottenere le capacità per sviluppare armi nucleari - ha aggiunto Obama - e potrebbero decidere, una volta raggiunte queste capacità, di fermarsi per non incorrere in altre sanzioni».

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