Roma All’ora del te’, ecco Mario Monti che si materializza sul Colle con il più ampio dei sorrisi a sua disposizione, per fare il punto della situazione. C’è cauto ottimismo, riportano le fonti, ma anche «la consapevolezza dei tanti problemi ancora da superare». Giorgio Napolitano, che sta lavorando duro per smussare gli angoli, tiene i contatti internazionali. Ha avuto un colloquio pure con Barack Obama. «Noi italiani-dice in mattinata all’ambasciatore finlandese- abbiamo alle spalle un passato di progressi e momenti gloriosi, segnati però da crisi e cadute via via superate con spirito di sacrificio e slancio innovativo ».
E stavolta ce la faremo di nuovo? «Sono sicuro che le forze politiche e sociali sapranno mostrarsi all’altezza del compito». Più prudente Monti. «Servono riforme e tagli ai privilegi- il suo primo commento -,un lavoro enorme».Intanto deve cominciare a mettere d’accordo i partiti che dovrebbero sostenerlo. Il programma più o meno è fatto e ce l’ha dato l’Europa. Quanto alla squadra, l’idea di base è quella di un esecutivo leggero, 12 ministri e 24 sottosegretari, un misto tra tecnico e politico.
La trattativa è appena iniziata, siamo ancora nella fase in cui ciascuna delle parti chiede la luna. Diffidenze e veti incrociati, può saltare tutto da un momento all’altro.Ma se il tentativo andrà in porto, lo schema dovrebbe essere questo: due ministri al Pdl,due al Pd,uno all’Udc,gli altri sette più o meno indipendenti. In via dell’Umiltà, «in un confronto franco», come si dice in diplomazia, il Cavaliere chiederà la conferma di Gianni Letta, da promuovere vice premier, e di alcuni ministri uscenti, come Franco Frattini agli Esteri, Raffaele Fitto al Mezzogiorno, Francesco Nitto Palma alla Giustizia e Mariastella Gelmini, in buoni rapporti con il Quirinale, all’Istruzione.
Per tenere calmi gli ex An, gli piacerebbe strappare un posto pure per Ignazio La Russa. Difficilmente otterrà tutto, anche perché mezzo partito rema contro. Sabato un ufficio di presidenza proverà a sciogliere i tanti nodi. Ma c’è maretta pure al Botteghino. Da quello che trapela dovrebbe essere il vice segretario Enrico Letta ad affiancare suo zio Gianni come vice premier. La squadra Pd verrebbe completata da Pietro Ichino al Welfare.
Una rappresentanza di alto livello, come vuole Massimo D’Alema:«Dobbiamo essere visibili, non possiamo subire il governo Monti. Ma bisogna anche tenere dentro tutte le opposizioni per evitare che Idv e Sel ci canonizzino da fuori, il marcare bene la differenza con il passato». E infatti la dalemiana Velina rossa attacca Letta senior, Gelmini e Frattini. Pier Luigi Bersani non vuole fare nomi: «Quelli toccano a Monti, è lui che deve scegliere. Io dico che servono quattro-cinque riforme fondamentali in un segno forte di discontinuità ».Altri nomi.
L’uomo di Casini dovrebbe essere Piero Gnudi, ex presidente dell’Enel. Ma ci sarebbe anche Rocco Buttiglione in corsa per l’Istruzione. Per il ministero dell’Economia sono in forte ascesa le quotazioni di Fabrizio Saccomanni, mentre l’altro deluso da riciclare,Lorenzo Bini Smaghi si è dimesso dalla Bce e lascerà Francoforte per andare a insegnare in un’università americana (forse Harvard).
Vuole entrare in squadra pure Roberto Formigoni, aprendo così la corsa per il Pirellone. Chi ci entrerà sicuramente, se Monti ce la farà, è Giuliano Amato: per lui è pronto il Viminale.
Per la sanità, si ipotizza un ritorno, quello di Livia Turco, mentre il Pd avrebbe candidato alcune outsider come guardasigilli. I nomi? Il capogruppo al Senato Anna Finocchiaro e Donatella Ferranti, capogruppo pd in commissione giustizia alla Camera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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