E ora tocca all’Ue dissipare i timori

Per Solana è troppo presto per capire in quale misura il nuovo leader potrà determinare i prossimi negoziati

E ora tocca all’Ue dissipare i timori

Andrea Nativi

«Avanti con il programma nucleare, dobbiamo produrre energia per fini civili». Il neo-presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, sceglie con cura le parole per non allarmare la comunità internazionale, ma conferma l’intenzione di Teheran di proseguire i programmi civili nucleari: «L’energia nucleare è il risultato degli sviluppi scientifici del popolo iraniano e nessuno può bloccare la crescita scientifica del nostro Paese», ha aggiunto il presidente, cercando così di evitare ogni polemica su chi e come siano state fornite a Teheran le tecnologie e gli equipaggiamenti che sono alla base del programma, parte del quale è stato oggetto di contestazioni da parte dell’Iaea, l’agenzia internazionale sull’energia atomica.
Ahmadinejad ha peraltro confermato l’intenzione di proseguire i colloqui in corso da mesi con l’Unione Europea, e in particolare con la troika, costituita da Francia, Gran Bretagna e Germania, per trovare una soluzione diplomatica.
Il portavoce di Javier Solana, il rappresentante europeo per la politica estera, ha detto ieri che è troppo presto per valutare se l’elezione di un ultrà conservatore avrà un impatto sui negoziati. Ma basterà attendere poche settimane per comprenderlo: entro luglio, al massimo agosto, l’Ue presenterà all’Iran un elenco dettagliato di proposte e richieste, un vero e proprio Codice di condotta, finalizzato a ottenere piene garanzie da parte iraniana circa gli scopi del programma nucleare. Anzi, lo stesso Iran, per bocca del negoziatore Hassan Rohani, si è lamentato dell’eccessiva lentezza da parte europea, arrivando più volte a minacciare la fine della moratoria unilaterale che Teheran ha deciso sui suoi programmi di arricchimento dell’uranio.
Non conviene peraltro a Teheran arrivare a una rottura con gli europei: il risultato immediato sarebbe l’appoggio dell’Unione alla proposta Usa di mettere formalmente sotto accusa l’Iran presso il Consiglio di sicurezza dell’Onu per aver violato gli obblighi assunti in materia nucleare. Il passo successivo sarebbe la richiesta di un pacchetto di sanzioni. La speranza degli europei è di riuscire a convincere l’Iran ad accertare controlli e verifiche seri, offrendo anche una serie di incentivazioni finanziarie.
Gli Stati Uniti sono invece fortemente scettici sulla reale volontà iraniana di arrivare a un accordo davvero verificabile, sostengono che per 17 anni l’Iran ha mentito sulle attività e le ricerche condotte in campo nucleare e che proseguirà clandestinamente attività duali o con esplicite finalità militari.
In realtà l’Iran di violazioni ne ha commesse parecchie e non si tratta di peccati veniali, lo afferma la stessa Iaea. Tuttavia l’arricchimento dell’uranio di per sé non equivale a un tentativo di produrre uranio arricchito in «qualità bomba». Certamente l’Iran ha sperimentato sia la tecnologia dell’arricchimento dell’uranio attraverso una “cascata” di speciali centrifughe, sia la più sofisticata tecnologia Lis (laser isotope separation), ma da questo alla produzione di “materia prima”, uranio altamente arricchito in quantità tale da consentire la produzione di un buon numero di ordigni nucleari ce ne passa.
Va poi considerato che la disponibilità dell’uranio è solo il primo passo nel processo di “weaponizzazione” la produzione di vere armi effettivamente impiegabili, lanciabili con missili balistici o con cacciabombardieri.

Per arrivare a risultati servirebbero anni di ricerche e sperimentazioni, investimenti enormi e attività che non possono essere svolte in una cantina, senza che nessuno se ne accorga. Questo anche ammettendo che l’Iran, come la Corea del Nord, faccia a meno delle prove, delle verifiche dei test previsti dalla metodologia occidentale.

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