Massimo Malpica
da Roma
Stipendi doro, seggiole e poltrone per tutti, fino allincarico assegnato ad Alessandra Luciani, capogruppo della Margherita nel primo municipio della capitale nonché sorella del suo responsabile di segreteria, Adelfo. Se questo è il vento di cambiamento annunciato da Piero Marrazzo in campagna elettorale, qualcuno nel centrosinistra già spera nella bonaccia. Dopo la vittoria su Francesco Storace, allinizio di aprile, lUnione aveva esultato per la conquista del «monopolio istituzionale»: con Enrico Gasbarra alla Provincia di Roma e Walter Veltroni in Campidoglio, indiscusso leader della «triade» laziale, larrivo del telegiornalista al governo della Regione sembrava aver chiuso il cerchio per dare vita al «modello Lazio», un laboratorio politico che avrebbe dovuto indicare la strada maestra al centrosinistra per tornare a vincere nel 2006. Quando a Roma si correrà anche per il rinnovo della carica di sindaco.
Invece, a poco più di due mesi dal suo insediamento, sono proprio i partiti che sostengono la giunta Marrazzo a nutrire qualche dubbio sulla scelta fatta a fine 2004. «Colpa» dellavvio del nuovo governo dellex conduttore tv, che dopo aver ripetuto in campagna elettorale di voler combattere gli sprechi, ha aumentato assessorati, commissioni, incarichi, personale, consulenti. E stipendi. Offrendo il fianco a una pesante polemica politica e muovendosi in modo ritenuto troppo indipendente rispetto alle linee guida del leader, Veltroni. Così, se la falsa partenza è stata ovviamente criticata dallopposizione, meno scontati erano i mugugni e le tensioni con la sua maggioranza, che invece abbondano. Rifondazione e Comunisti italiani hanno stigmatizzato una certa disinvoltura di spesa del presidente, tra stipendi doro «ingiustificabili» e moltiplicazione di poltrone. E il Prc, ieri, è arrivato a ritirare i propri rappresentanti dalle commissioni speciali. Ma anche lala meno radicale della coalizione, Ds e Margherita, comincia a mostrare segni dinsofferenza crescenti. Perché nella distribuzione di poltrone i due partiti vengono spesso sacrificati. E perché nella oliata macchina del consenso allestita dallUnione nel Lazio, laggiunta di un ingranaggio poco scorrevole potrebbe inceppare il sistema, invece di renderlo più efficiente. E un passo falso alla vigilia delle elezioni capitoline potrebbe costare caro a Veltroni.
Già, tra sindaco e governatore non tutto fila liscio. Se Marrazzo non ha tardato a cedere al Comune i poteri speciali su traffico, assecondando i desideri del primo cittadino, Veltroni non ha gradito il trattamento riservato a Raffaele Ranucci, da lui stesso «sponsorizzato» per il posto di assessore allo Sviluppo, Ricerca e Innovazione nella giunta dellex conduttore Rai. Marrazzo non ha battuto ciglio quanto alla nomina. Ma poi non ha assegnato a Ranucci le deleghe che questultimo avrebbe voluto, scontentando sindaco e assessore-manager. Anche la scelta di «imporre» come presidente del consiglio regionale Massimo Pineschi, avvocato e collaboratore di Marrazzo già a Mi manda Rai Tre, ed eletto proprio nella civica del presidente, non sarebbe andata giù a molti. A Quercia e Margherita, e non solo a loro, sarebbero poi cadute le braccia di fronte al «no» opposto dallex telegiornalista al gassificatore di Malagrotta, opera essenziale per il Lazio, intorno alla quale peraltro ruotano interessi rilevanti. Insomma, l«altro modo di governare» ostentato negli slogan elettorali non piace né agli alleati né agli avversari. La sua replica Marrazzo lha affidata a unappassionata autodifesa dal palco della Festa dellUnità, sostenendo di aver già risparmiato «milioni di euro» rispetto a Storace.
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