E le pagine di «Petrolio» restano un mistero

Verrebbe da dire con citazione scontata: «Tanto rumore per nulla». Ma forse l’espressione più adatta è quella che Agatha Christie faceva sussurrare a Hercule Poirot in una delle sue tante indagini: «S’évaporer». È proprio questo infatti che è accaduto al famoso capitolo di Petrolio, intitolato «Lampi sull’Eni», e che avrebbe dovuto essere presentato ieri alla Mostra del libro antico di Milano. Marcello Dell’Utri, patron dell’iniziativa aveva infatti annunciato il ritrovamento di un dattiloscritto di più di 80 pagine vergato da Pier Paolo Pasolini e relativo ai segreti dell’Eni. Dell’Utri quelle pagine garantisce di averle viste: «Si tratta di sottili veline le ho avute in mano anche se solo per alcuni minuti» ma attualmente sostiene che «Non abbiamo più le pagine di Petrolio... Chi me le ha offerte non è un libraio... credo che si sia spaventato per tanto clamore...». Così ha spiegato all’inaugurazione della Mostra dove saranno comunque esposte una copia del quasi introvabile Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente, il piccolo pamphlet dal quale Pasolini aveva tratto spunti per Petrolio, e una copia de L’uragano Cefis, altro libello che praticamente non ha mai circolato nel mercato librario a firma di Fabrizio De Masi e da cui è stato cancellato anche il nome dell’editore (sul dorso si legge però la sigla egr). Ma questi materiali non basteranno a calmare la bagarre provocata dalle anticipazioni di Dell’Utri.

E chi come Gianni D’Elia o l’italianista Carla Benedetti ha addirittura chiesto che le presunte carte servissero a riaprire il processo sull’omicidio dello scrittore difficilmente accetterà questa «evaporazione». E intanto Dell’Utri nulla dice su chi ha cercato di vendergliele: spera di «riuscire a riagganciarlo»

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