E il parroco blinda la sagrestia: «Ma non porgo l’altra guancia»

Secondo don Mario qualcuno del paese dà informazioni ai ladri: «Svaligiata anche la chiesa, si vive nel terrore Ora dormo con la porta anti scasso in camera da letto»

Nostro inviato

a Marsciano (Perugia)

Don Mario Bini non abita a Corleone, non dispensa preci ai funerali dei morti ammazzati. Ma è comunque un parrocco di frontiera alle prese con parrocchiani derubati un giorno sì e l’altro pure. Dirimpetto alla villa dell’orrore, dalla sacrestia iperblindata sovrastante il borgo antico di Papiano, il sacerdote non lesina prediche ai giornalisti che s’accorgono in ritardo di com’è ridotto questo spicchio di Umbria infestato di balordi, nullafacenti, ladri da sballo. Quello che segue è il botta e risposta senza filtri col ragazzetto in clergyman che era di casa a casa di Barbara, la mamma in felice attesa e sadicamente uccisa. «Allora, che volete sapere? Volete la verità?».
La verità, certo.
«La verità è che qui si vive nel terrore di trovarsi in casa uno sconosciuto. È una psicosi. Ieri durante la predica ho evitato di parlarne per non essere strumentalizzato, ma la verità vera è che tante volte dall’altare ho tuonato di chiudersi in casa, di non aprire agli sconosciuti, di togliere la chiave dalla toppa. Voi direte, ma come, don Mario è diffidente? È che io ci tengo alla pelle, come chiunque altro. Anche se il Signore ci dice che lassù si starà meglio, io rispondo che certamente è così ma che, nell’attesa, su questa valle di lacrime io ci piango volentieri».
Che fa, non porge l’altra guancia?
«Certo che la porgo, ma non dimenticate che la Bibbia prevede anche l’occhio per occhio. Com’è che ha detto quel frate? “Ora che ho dato soddisfazione al Signore, mi tiro su le maniche e gliela faccio vedere io”. Sempre buoni, da bravi cristiani. Ma quando ce vo’, ce vo’...».
Giustifica le ronde dei suoi concittadini?
«Ma no, per carità. Certo però che diventa difficile convincere i fedeli a difendersi con le preghiere e col perdono. Ho detto loro che ad andare in giro col fucile si rischia di passare dalla ragione al torto, ma siccome son tutti cacciatori, in tanti hanno detto di sì per farmi contento. Ormai qui non si fanno problemi a tirare una schioppettata in aria al primo rumore sospetto».
Se l’aspettava che sarebbe finita così?
«Il ritmo dei furti, qui a Papiano, è stato di trenta solo nell’ultimo mese. Idem nelle vicinanze. Ci ho pensato tante volte che poteva sfociare in tragedia ma da qui a vedere una donna uccisa, beh, ce ne passa. Comunque, verità per verità...».
Dica.
«Qui c’è un basista, uno del luogo, che dà indicazioni precise alla manovalanza umbra e straniera. Chi è entrato a casa di Barbara Cicioni sapeva come e quando entrare, dove cercare. Lo stesso è capitato con me».
Anche lei vittima dei soliti ignoti?
«Sì, modalità e tecnica sono le stesse. Ho subito 4 o 5 furti tra la sacrestia, la chiesa e il mio alloggio. Ho messo grate di ferro alle finestre, blindato l’entrata e, non ci crederà, anche la porta della camera da letto: non voglio svegliarmi di notte con un marcantonio accanto al letto! L’ultima volta hanno aspettato che uscissi a piedi, si sono sincerati che entrassi a casa di amici, sono entrati e hanno aperto la cassaforte senza trovarci un euro dentro».
La perpetua ha rischiato...
«Moltissimo. Per fortuna dormiva, ma da quel giorno le ho intimato di non aprire più a nessuno, di parlare da dietro la porta, di dire alle persone di tornare quando don Mario è presente. Io stesso ormai mi affaccio alla finestra prima di rispondere al citofono».
Non le pare di esagerare?
«Macchè. Chiedete ai carabinieri: ce ne sono 7 per 28 comuni. Fanno quel che possono, e lo fanno anche bene. Ma dopo le 19 le stazioni chiudono: se fai il 112 la pattuglia arriva da Todi...».
Si è fatto un’idea di quello che potrebbe essere successo?
«I pensieri non contano nulla, contano i fatti. Meno luce c’è e meno si vede, e forse è meglio così.

Dico solo che in quella casa ancora non si capacitano di quello che è successo, per loro è come un brutto sogno che s’è realizzato nelle parole di Barbara di qualche tempo fa: “Se dovessi morire vorrei essere sepolta a Morcella, dove la nonna mi ha tirato su”. Barbara non si aspettava certo di andarsene così presto, ma in quest’ex oasi di pace da tempo l’aria s’è fatta irrespirabile».

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