E per Piazza Cordusio riparte la vendita degli immobili

Dopo l’aumento di capitale, ieri per Unicredit è stata la giornata delle operazioni sul patrimonio immobiliare: una serie di dismissioni che, insieme alla ricapitalizzazione, garantiranno il rafforzamento della base di capitale dell’istituto.
Annunciate ieri due operazioni per un controvalore di circa 1,1 miliardi di euro. La prima, da 574 milioni, riguarda il conferimento a un fondo gestito da Ream sgr (società controllata dalle fondazioni piemontesi, Crt in testa) di 13 immobili di pregio, tra i quali la sede storica del gruppo in via Dante a Genova, gli ex uffici milanesi di Capitalia e il quartier generale della fondazione Crt in via XX settembre a Torino.
Un pool di banche finanzierà la transazione: la stessa Unicredit, insieme a Intesa, Bnl, Popolare Milano e Ubi. Unicredit mantiene una quota del 35% nel fondo a cui sono stati conferiti gli asset e realizza, con l’operazione, una plusvalenza di 110 milioni. Circa la metà degli immobili in questione resteranno comunque utilizzati da Unicredit, con contratti di locazione a lungo termine. Gli altri saranno progressivamente valorizzati dall’acquirente.
La cessione si va ad aggiungere a quelle realizzate a fine 2008 col fondo Omicron Plus, gestito da Fimit, comprendenti anche la sede della banca in piazza Cordusio a Milano. Le quote dello stesso fondo, ancora in mano a Unicredit Real Estate, sono state appena cedute a una società collegata al governo di Singapore per 78 milioni, completando dunque un’operazione che garantisce a Unicredit un impatto positivo di circa 3,5 punti base sul «Core Tier 1» e una plusvalenza di circa 163 milioni nel 2009. E proprio il fondo Omicron Plus, con un nuovo conferimento, ha ricevuto ieri da Unicredit altri 179 immobili strumentali per un valore di 530 milioni.
La prossima tappa sarà la cessione degli immobili romani ex Capitalia, come ha anticipato il vice amministratore delegato di Unicredit Paolo Fiorentino (ma non se ne parlerà prima del 2010). Se il patrimonio immobiliare di Unicredit ammonta ora a circa 8,8 miliardi di euro, potrebbe arrivare nei prossimi anni ad un valore (puramente indicativo) di sei miliardi, secondo le indicazioni dello stesso Fiorentino.
Intanto Alessandro Profumo, a Londra, ha illustrato l’aumento di capitale da quattro miliardi agli analisti internazionali, rispondendo indirettamente alle critiche del ministro dell’Economia, per la mancata sottoscrizione dei Tremonti Bond. «Una soluzione di mercato, che rafforza il gruppo» e «un’opportunità per una politica di dividendi sostenibile», ha detto l’amministratore delegato.
Certo, se con Tremonti qualche attrito c’è, il clima sembra decisamente sereno sul fronte dei rapporti con i grandi soci dell’istituto. Incassato il giudizio positivo di Carimonte, la strada sembra spianata anche per l’adesione all’aumento di capitale da parte della fondazione Crt (tra i principali azionisti oltre che «controparte» nelle operazioni immobiliari appena annunciate): «Condividiamo l’operazione» ha detto il vicepresidente Giovanni Quaglia, aggiungendo: «Certo prima di aderire dobbiamo valutare diversi fattori, tra cui il prezzo dell’aumento e se ci sarà un dividendo».

Profumo ha recentemente parlato della necessità di remunerare opportunamente le Fondazioni e «Profumo non parla a vanvera» ha concluso Quaglia.
Il titolo Unicredit ha chiuso ieri in Borsa in calo dell’1,84% a 2,67 euro, in frenata dopo tre sedute consecutive di segno positivo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica