Roma - Ce n’è per tutti. Per i cattolici «clericali», ovviamente, che se ne stanno qualche chilometro più in là, in piazza San Giovanni. Ma soprattutto per gli assenti che molti avrebbero voluto vedere qui. Come la ministra per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini, che manda un messaggio ma incassa sberleffi. Come i fischiatissimi («incoerenti», li bolla il ministro dell’Università e la ricerca, Fabio Mussi) ministri della Giustizia, Clemente Mastella, e dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, che hanno preferito passare il loro 12 maggio con la folla del Family Day, a San Giovanni.
L’«altra» piazza, quella riempita dalla Rosa nel pugno, se la prende insomma con chi, all’interno della maggioranza, ha deciso di separarsi, mostrando più prudenza realista che «coraggio laico». A cominciare dalla Quercia, grande assente alla kermesse di piazza Navona, nello stesso luogo dove 33 anni fa si celebrò la «festa laica» per la vittoria nel referendum sul divorzio. Niente ds se ne rammarica il ministro Emma Bonino, che ricorda l’importanza di essere lì a manifestare contro lo «scippo» da parte del Family Day di una data così importante «per credenti, non credenti, diversamente credenti». Alessandro Cecchi Paone, maestro di cerimonie della giornata, è ancora meno diplomatico. Salutando i presenti, non tantissimi per la verità, «benedice» le bandiere dei partiti presenti aggiungendo: «È vergognosa l’assenza dei Ds: non c’è neanche una loro bandiera. Vergogna, dove siete?». Gli fa eco un Marco Pannella «per nulla sorpreso» che Fassino&Co girino al largo dalla storica piazza: «Nel ’74 il Pci cercò fino all’ultimo di abrogare la legge Fortuna-Baslini per evitare il referendum. Buon sangue non mente».
Anche la gente in piazza punta il dito contro chi non c’è, e magari avrebbe voluto comunque essere altrove. «Rutelli come Ronaldo: ipocrita», recita un cartello laico-interista. Uno striscione dei giovani socialisti cambia obiettivo e se la prende con il sindaco di Roma per una sua citazione - diretta a Mussi - al recente congresso fiorentino della Quercia: «Veltroni: Gandhi e Martin Luther King oggi sarebbero qui». E mentre Walter si gode un pomeriggio di tennis, a prenderlo a pallettate provvede Cecchi Paone: «Il sindaco ha regalato un milione di bottiglie d’acqua ai pii pellegrini del Family Day: se qui avete sete, dunque, ringraziate lui».
Qualche messaggio per i Ds arriva anche dal ministro per l’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio: «Delle forze di sinistra qui oggi mancano solo loro, ma non so se dopo il prossimo battesimo del partito democratico possano ancora definirsi di sinistra». Mussi, accolto da un’ovazione dopo essere stato presentato come «uno che dai Ds è uscito», sotto e sopra il palco rimarca come sia «contraddittorio» e «incoerente» per due esponenti del governo che hanno votato il Ddl sui Dico «stare in una piazza dove quel provvedimento viene contestato». Alla fine eccolo, un Ds. È Luigi Manconi, che quasi «chiama» la contestazione alla Quercia: «Fischiate i compagni del mio partito che non sono qui. Porterò questi fischi alla mia segreteria», dice il sottosegretario alla Giustizia. Il suo omologo all’Economia, Paolo Cento, invita al rispetto «delle istanze di chi è in piazza a San Giovanni», ma poi si toglie un sassolino dalla scarpa: «Qualche ministro sta manifestando contro un ddl del governo, affermando così un principio di libertà che io condivido anche: ma sia chiaro che da oggi in poi questo principio deve valere per tutti. La prossima volta, a Vicenza, ci sarò anche io a manifestare contro la base Usa».
Non mancano, naturalmente, le polemiche contro l’altra piazza, quella «clericale», mentre «qui le famiglie sono tutte uguali», arringa il leader dello Sdi Enrico Boselli, ricordando che «senza cattolici, 33 anni fa saremmo stati sconfitti».
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