Politica

E per la pillola abortiva è boom di vendite on line

Picchi di vendite nei Paesi dove la Ru486 è vietata. E molte donne mentono sulle date della gravidanza

La usano in più di cento ospedali italiani che la comprano direttamente dalla casa madre tramite le farmacie ospedaliere per poi somministrarla alle pazienti che ne fanno richiesta. Ma c’è chi non vuole sottoporsi a controlli medici e a limiti di legge. E si affida a «mamma» Internet per ottenerla a domicilio. E così l’Ru486, meglio nota come pillola abortiva, viaggia in rete. Basta collegarsi al sito internet Women on Web, dichiarare che nel proprio Paese la pillola è vietata e che non si è superata la nona settimana di gravidanza. E il gioco è fatto. Con un’autocertificazione fittizia si può abortire senza problemi e senza controlli. E con la libertà di dire anche delle bugie sul proprio stadio della gravidanza. Nove, dodici o quattordici settimane, per il sito web non fa molta differenza. Il commercio è il primo comandamento di chi vende on line. E non importa se oltre una donna su dieci finisce in ospedale con pericolose emorragie.
Ma ora un’indagine condotta dal British Journal of Obstetrycs and Ginecology su 400 donne, rilanciata poi dalla Bbc on line, rivela che quasi l’11% di coloro che hanno acquistato un farmaco abortivo on line è stato costretto a ricorrere a procedure chirurgiche a causa di complicanze insorte per l’assunzione. In alcuni casi, infatti, il feto non è stato completamente espulso o si è verificato un sanguinamento eccessivo. E la presunzione di poter fare tutto a casa propria e senza l’assistenza di un medico si è rivela una profonda delusione.
Ma chi sono quelle che rischiano la vita pur di sbarazzarsi di un feto a domicilio? Sono donne che vivono nei Paesi in cui l’aborto è vietato o in cui la pillola Ru486 non è ancora in commercio. In Europa, per esempio, l’Ivg è ancora vietata in Irlanda, Polonia, Malta e le piccole nazioni come San Marino, Monaco, Andorra. In Italia, invece, la registrazione del farmaco è stata richiesta e accettata e l’Aifa dovrebbe dare il via libera definitivo entro l’anno.
Nel frattempo, però, le donne continuano ad abortire. Anche attraverso Internet. A loro rischio e pericolo. Molti siti web, infatti, vendono prodotti senza etichette e senza istruzioni per un corretto utilizzo. Ma non per tutte la scelta via rete si è trasformata in un’esperienza negativa. Da un sondaggio che ha monitorato le donne che hanno acquistato le pillole su Women on Web, emerge che il 58% si è dichiarata soddisfatta e il 31% stressata ma ha ritenuto accettabile l’esperienza. Solo l'8% ha buttato le pillole nella spazzatura. Le dichiarazioni hanno indignato il mondo politico. «Siamo di fronte ad una irresponsabile e pericolosa deriva laicista e nichilista, per la quale uccidere un feto indesiderato è facile e consigliabile come prendere un’aspirina. Bisogna rendere illegale il commercio online della Ru486 - commenta l’onorevole Isabella Bertolini del Pdl - che offende prima di tutto le donne e minaccia la loro salute, per questo va subito bloccata». Pietro Yates Moretti, vicepresidente dell’Aduc, invita a fare in fretta: «Bisogna registrare la pillola abortiva, anche per evitare questo dilagante fenomeno dell’aborto fai-da-te». Getta invece acqua sul fuoco Silvio Viale, ginecologo e alfiere in Italia della sperimentazione dell’aborto farmacologico: «Alle italiane non serve acquistare on line la pillola abortiva Ru486, perché ci sono alternative praticabili.

Ma non bisogna demonizzare la vendita sul web perché dal punto di vista sanitario non comporta particolari pericoli».

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