E Prodi sbaglia l’addizione

Romano Prodi ha pensato di andare a rinnovare la carta d’identità nel giorno dei morti: il Paese ne è venuto a conoscenza grazie a una cortese letterina da lui scritta a Repubblica e pubblicata giusto questa domenica. Circa lo scenario perfettino e sudtirolese descritto dal Premier (attesa moderata, impiegati gentili, aiutanti scattanti, extracomunitari di Bolzano) ha già avuto modo di esprimersi il direttore di questo giornale. Ciò che tuttavia era sfuggito a tutti i colleghi giornalisti, compresi quelli di Repubblica e nondimeno a noi del Giornale, era un passaggio semi-nascosto dal surrealismo descrittivo del Prodi epistolare: «Ho pagato 5,32 euro (5,18 di diritti fissi e 0,26 di diritti di segreteria) e sono tornato in via San Vitale per godermi un'altra mezz'ora di semi-ozio». Ripetiamolo con parole nostre: Prodi, per rinnovare la sua carta d’identità, ha speso 5,32 euro che gli risultano essere la somma di 5,18 euro più 0,26 euro, e qualcuno l’avrà già notato: l’addizione è sbagliata. 5,18 più 0,26, infatti, a casa nostra, nelle ruvide terre del centrodestra, dà 5,44, non 5,32. E capirete che si aprono scenari inquietanti. Dov’è l’errore? Ha sbagliato a scrivere? Sarebbe notevole, per un personaggio di grande responsabilità già abituato a vergare bilanci, licenziare leggi e perlomeno rileggere, si spera, una lettera prima di spedirla. C’è un messaggio recondito? Vuole forse dimostrarci qualcosa, visto che in sostanza risulta che abbia risparmiato ben 12 centesimi? Ma poi: li ha risparmiati lui o li ha fregati all’erario? Comunque la si metta, c’è da sbigottirsi. Romano Prodi non rilegge le sue lettere pubbliche? Non le fa rileggere a un Sircana o a un maestro elementare? Prodi non sa far di conto? Ha ingannato l’impiegata con un farfuglio tramortente? Fingeva di dormire come con Beppe Grillo? Stiamo parlando di un signore che era visiting professor ad Harvard, che ha insegnato economia in molteplici università italiane, che era presidente dell’Iri e che denota, ora, banali problemi di addizione: anche se in effetti, quando cercò di svendere la Sme a Carlo De Benedetti, fu abbastanza chiaro che di sottrazioni era più forte.

Forse ci stiamo preoccupando inutilmente, forse siamo i soliti ipertesi. È che ci preoccupa anche l’immagine della presidenza del Consiglio: mai si vorrebbe che gli italiani, di fronte ai soliti conti che a fine mese non tornano mai, trovassero spiegazioni troppo banali.

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