"E' come un pugno da ko, ma ho ancora forza"

Il direttore del Tg4 Emilio Fede: "Sono amareggiato dalla scelta dei magistrati, non ho portato io la marocchina ad Arcore. Fiducia nella giustizia? E' ovvio". Poi assicura: "Ho ancora la forza di tornare a combattere"

"E' come un pugno da ko, ma ho ancora forza"

Buongiorno Emilio Fede... è un buon giorno?
«Mi sento come un pugile che sale sul ring forte e convinto di sé ma si distrae un attimo e un pugno lo manda al tappeto. Però si alza e ricomincia combattere».

Di battaglia si tratta.
«Certamente non userò il tg per difendermi. Mi limito a ribadire quello che anche gli avvocati di Berlusconi hanno detto: Fede non ha portato Ruby ad Arcore. L’ho vista al concorso di bellezza e l’ho ritrovata la sera di san Valentino».

Però non è stupito dalla richiesta della Procura.
«Non potevo sperare che la Procura smentisse se stessa dopo nove mesi d’inchiesta, le intercettazioni, le quarantamila pagine di indagini... Sarebbe stato un miracolo. Mi resta la speranza di dimostrare la mia verità, che è la verità, al processo. Se ci sarà».

Non ne è sicuro?
«Mi amareggia sapere che la Procura non può non sapere che io non ho portato Ruby per la prima volta ad Arcore».

Crede che tutto finirà con un proscioglimento?
«Sarà perché figlio di un brigadiere dei carabinieri decorato al valor militare, sono tra coloro che da sempre hanno fiducia nella giustizia. E sono quello che per primo ha trasmesso in diretta l’inchiesta di Tangentopoli. Anche quando il presidente del Consiglio, raggiunto a Napoli da avviso di garanzia, si presentò al Pool di Mani pulite».

Una premessa per dire?
«Non credo che esista una giustizia capace di mortificare la verità».

Per la Procura lei avrebbe individuato «le giovani donne disposte a prostituirsi presso la residenza di Arcore, informandosi personalmente sulle caratteristiche fisiche delle ragazze».
«Rispondo con quello che mi ha detto il presidente Berlusconi, uomo rispettoso della dignità degli altri e della verità: “Ricordati che non sei stato tu a portare Ruby ad Arcore. Che nessuna delle ragazze invitate è stata da te invitata. Che qualche volta ero io a chiederti di dare un passaggio a qualcuna delle persone invitate. E che, poiché andavi via prima degli altri, ti pregavo di dare un passaggio a chi voleva tornare a Milano”. In nessuna intercettazione c’è un collegamento privato tra me e le ragazze».

Quando il premier le ha detto queste parole?
«Circa un mese fa».

Torniamo a Ruby. Al concorso di bellezza in Sicilia disse di essere colpito dalla sua storia.
«Aveva raccontato che il suo sogno era farsi una famiglia, avere un figlio e diventare carabiniere».

E lei si commosse?
«Di più, pensai che bisognava aiutarla. Davanti a tante che hanno in mente la tv, ce n’era una che vuol fare il carabiniere».

Suvvia, direttore...
«Le pare che su 70 belle ragazze dovevo scegliere proprio Ruby... Ho partecipato all’elezione di Miss Italia, Miss Padania, Miss Muretto, e dovevo impelagarmi con lei».

Voleva aiutarla, ma la ritrovò a san Valentino ad Arcore.
«Ho ricostruito che, arrivata a Milano, si era presentata a un impresario dello spettacolo che l’aveva indirizzata a Lele Mora. Il racconto di questo signore che ha un nome e cognome, è depositato in Procura. Se ne riparlerà al processo».

La Minetti non invitava le ragazze ad Arcore. Lei nemmeno...
«Ruby certamente non l’ha invitata la Minetti».

E le altre chi le reclutava?
«La domanda giusta è chi le invitava. Quelle che conoscevo lì credo le invitasse il presidente. Qualcuna forse portava un’amica».

Ci sono telefonate tra lei e Mora che dimostrano una certa familiarità e complicità.
«Non familiarità, amicizia. Ci conosciamo da tanto tempo. Come anche il presidente del Consiglio, che ha dichiarato di essere amico di Lele Mora da molti anni».

Lo chiama Presidente e non più Silvio?
«Non l’ho mai chiamato Silvio, sempre presidente del Consiglio».

È soddisfatto del chiarimento di Bruti Liberati relativo al suo recapito telefonico scambiato con quello di Mora?
«Assolutamente no. E mi fa riflettere su possibili errori che su questa inchiesta ci sono».

Per esempio?
«Che Ruby l’avrei portata io, andando a prenderla con una limousine, un’auto blu e la scorta armata dei carabinieri. Visto che le scorte sono tutte controllate non sarebbe stato facile vedere se il 14 febbraio 2010 ne è stata utilizzata una per scortare Ruby. Ancora: era così difficile stabilire che nessuna scorta opera in divisa?».

Al processo cosa succederà?
«Nulla di positivo perché sono già stato condannato da un’aggressione mediatica che ha una sola strategia: abbattere Berlusconi. E colpire una voce dell’informazione scomoda come la mia».

Non crede anche lei che sia difficile continuare a parlare di cene eleganti?
«Arrivavo ad Arcore alle dieci di sera. Il presidente ama cantare, c’erano Apicella o un altro dj.

Si finiva di cenare verso mezzanotte, si scendeva in un salotto a elle, dove venivano serviti caffé e whisky e alcune ragazze si mettevano a ballare. All’una e un quarto salutavo, andavo all’edicola di Piazza Loreto, prendevo il Corriere e me ne andavo a dormire».

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