E Quaresma si presenta da gioiello

Orecchini, anello e braccialetto luccicanti, parla poco ma ha le idee chiare: «Non ho paura di nessuno»

nostro inviato ad

Appiano Gentile

È arrivato alla Pinetina alle nove meno qualcosa, alle dieci era già in campo con gli altri, ma quando si è presentato per la prima conferenza stampa, ciò che ha colpito di più è stata la sua parure. La collana non c’era ma i due orecchini ai lobi in oro bianco come il megabraccialetto e il superanello al dito della mano destra, erano uno spettacolo. Quasi accecanti, peccato che in partita non siano concessi lussi e ci si deve sfilare anche la catenina della comunione, altrimenti l’effetto sarebbe stato sorprendente. Comunque è una delle prime certezze che ci regala Ricardo Qauresma, era stato preceduto dalla sua passione per i gioielli e non ha tradito, adesso il presidente si augura che anche il resto sia in linea. Moratti vorrebbe soffocare fra rabone e trivele, e lui lo tranquillizza: «Non è vero che non so fare altro. Uso bene anche il sinistro e l’interno del piede, destro e sinistro». Detto molto seriamente.
Ieri ha fatto le foto ad Appiano con la maglia 77, quella di Coco, poi ha sciorinato le canoniche frasi di rito registrate in queste cerimonie: ho sempre desiderato giocare in un grande club, era un sogno, volevo l’Inter, ho temuto di non arrivarci, ora sono qui e devo solo correre e sudare.
Molto bene.
Sinceramente la domanda più intelligente sarebbe stata: ci sa dare un solo buon motivo per convincerci che abbiamo fatto bene a venire fin quassù per ascoltarla?
Poi all’improvviso arriva l’idea: scusi, ma lei si sente veramente l’anti-Ronaldinho?
Domanda più che pertinente perché qualcuno lo aveva individuato come la risposta interista al dentone e, ragione ancora più plausibile, il ragazzo è stato pagato un attimo di più del brasiliano. Quaresma intanto sorride, e questa è già una notizia. Poi fa: «Io sono pronto per giocare contro qualsiasi squadra. In Italia ci sono molte squadre forti con grandi giocatori e io sono pronto: non ho paura di nessuno». Ha risposto? Chi può dirlo, di certo il nome di Ronaldinho non l’ha pronunciato, neppure nella successiva domanda che gli chiedeva di essere più preciso: lo sa che è stato pagato più di lui?
«Ognuno cerca di rendere per quanto è stato valutato, la mia responsabilità è alta».
È stato a questo punto che Mourinho, tradizionalmente presente quando un suo giocatore fa l’ingresso ufficiale davanti alla stampa, ha preso il sopravvento, come se avvertisse che lo spettacolo stava tradendo le attese. Ha ringraziato Moratti e la società («Mi hanno dato quello che volevo, ora il problema è mio. Loro possono andare in vacanza») e poi ha rivelato: «Vi dirò che questo è il primo calciatore che ho deciso di avere anche se quando l’ho affrontato come avversario mi ha fatto un gol».

Non deve essere una cosa da poco se Mourinho ha tenuto a precisarlo: «E poi lui può giocare ovunque - ha concluso il tecnico -: nel mio 4-3-3, nel 4-4-2, a sinistra, a destra, in panchina oppure in tribuna. L’ho voluto per questo».

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