... e risposta Ma i redditi devono essere pubblici

Caro Marchionni, anch’io la stimo molto per la lucidità e il coraggio delle sue posizioni. Soprattutto, la stimo perché lei paga le tasse da lavoratore dipendente, ma anche da lavoratore autonomo: abbiamo avuto modo di conoscerci nella tabaccheria-negozio di costumi di sua moglie Francesca Gnocchi La stranacasa, a Priaruggia, e devo levarmi tanto di cappello perché, in mezzo a mille scherzi di Carnevale, c’è uno scherzo che non mi avete mai fatto: fosse anche per un pacchetto di caramelle o per un quaderno scolastico, mi avete sempre fatto lo scontrino. E questo lo ritengo estremamente significativo e meritorio, soprattutto in un mondo, come quello genovese, dove il centrodestra iniziò la scorsa campagna elettorale difendendo un negozio che non emetteva scontrini.
Capisco le sue motivazioni e, in parte, da cittadino che paga il 43 per cento di tasse (più i contributi previdenziali che ammontano almeno al 13 per cento) e che quindi non può prendersela nemmeno con il suo datore di lavoro, le condivido. Ma, mi permetta. Lei dedica trentanove delle nostre righe a rispondere: «Porto patate». Ma il quesito era: «Dove vai?».


Posso anche condividere le sue motivazioni e la aspetto quando vuole per dotte dissertazioni sui Chicago-boys, su Adam Smith, su Milton Friedman e sul suo approccio diverso rispetto a Keynes. Però, come dire?, il tema - che mi appassiona - non era proprio quello al centro del discorso. (...)

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