E meno male che si erano separati per non litigare più. Il Pd corre da solo, ci avevano spiegato, per una scelta di coerenza. Bene. Perché si sta solo con chi condivide i programmi, e rinuncia ad ogni conflittualità. Ottimo. Poi scopri che alcuni che dovevano restare fuori in realtà vengono camuffati dentro, e che non è nemmeno vero che «il Pd corre da solo», perché in realtà - come se la gente non se ne accorgesse - un apparentamento lo ha fatto, e per giunta con un personaggio non certo ecumenico come Di Pietro.
Ma perché quello che viene negato alla Cosa Rossa e ancora più incredibilmente ai socialisti viene concesso all'Italia dei valori? Perché l'ex Pm è più disciplinato degli altri ex alleati? Macché. L'apparentamento glielo hanno dato perché i sondaggi lo accreditano di un solido 4,5%. Tantè che nella «solida e coerente» alleanza di governo viene imbarcato l'uomo che ha rischiato di far cadere il precedente governo almeno due volte: sull'indulto e sul ponte di Messina. E solo due giorni dopo il solenne patto con Veltroni, Di Pietro torna da par suo a rompere le uova nel paniere. Con un proclama che chiede l'azzeramento non di una, ma addirittura di due reti Mediaset. Alzando persino l'asticella rispetto a quello che chiedeva la legge Gentiloni. Ma non avevano detto che «Mediaset è una risorsa per il Paese»? Ed è solo l'inizio. Quella stessa Emma Bonino che aveva gridato indignata rispetto all'ipotesi di una candidatura negata a Marco Pannella ed una concessa a lei («Non sono unaccattona»), ora sta trattando e chiede «pari dignità» con Di Pietro. Mentre nel Pd scoppia la rivolta anti-radicale dei cattolici. E non finisce qui. Perché siccome quello che esce dalla porta rientra dalla finestra, i tanto disprezzati comunisti, impresentabili a livello nazionale, vengono riciclati subito a livello locale.
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