RomaSette iscrizioni nel registro degli indagati ma un solo documento a disposizione. I numeri parlano chiaro: per la Procura di Roma è stato sufficiente lestratto della pronuncia della Cassazione, che ha disposto la trasmissione nella capitale degli atti dellinchiesta sullappalto della Scuola marescialli di Firenze, per indagare come «atto dovuto» sette persone tra le quali il coordinatore del Pdl, Denis Verdini.
La circostanza è singolare. A Roma il procuratore capo Giovanni Ferrara e laggiunto Alberto Caperna ipotizzavano il reato di concorso in corruzione per lex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Balducci, per lex provveditore De Santis, per lavvocato Cerruti, per limprenditore De Vito Piscicelli e per i manager Fusi e Bartolomei oltre che per Verdini. Al Tribunale di Firenze, invece, ieri si è tenuta la prima udienza del processo riguardante proprio la Scuola dei marescialli dei carabinieri che vede come imputati Balducci, De Santis e Cerruti. Udienza lampo perché il presidente del collegio giudicante, Elisabetta Improta, ha depositato dichiarazione di astensione per aver firmato alcuni atti in qualità di gip durante le indagini preliminari.
Nel giudizio toscano la presidenza del Consiglio si è costituita parte civile perché, ha spiegato lavvocato dello Stato Massimo Giannuzzi, «fra gli imputati ci sono funzionari che erano in servizio presso il dipartimento dello Sviluppo e se i reati saranno accertati, questa vicenda lede limmagine dellamministrazione». Lautorizzazione è stata firmata dal premier in persona per sottrarre il sottosegretario Gianni Letta dalle solite polemiche. A rivelarlo è stato lo stesso avvocato Giannuzzi sottolineando che «in genere questi atti li firma Letta, mentre stavolta a firmare è stato Berlusconi».
Restano aperti altri interrogativi. Perché a Roma gli indagati sono sette a fronte dei tre imputati fiorentini? E che ne sarà del procedimento in corso nel capoluogo toscano vista la richiesta della Procura di Roma di ottenere tutti gli incartamenti?
Ad alcuni quesiti ha risposto direttamente il procuratore capo fiorentino Giuseppe Quattrocchi. «Nessun braccio di ferro e nessuna guerra fra Procure», ha detto rimarcando come non sia possibile trasmettere materialmente gli atti perché a disposizione del tribunale di Firenze. Le iscrizioni romane? «Credo - ha aggiunto - che la Cassazione avesse a disposizione le misure cautelari fiorentine, che contengono anche i nomi di altri indagati». Ma sulla competenza nessun passo indietro. Innanzitutto la prossima udienza fiorentina, prevista domani, «sarà determinante» e comunque «cè bisogno di leggere le motivazioni della Cassazione perché la situazione è ingarbugliata». Anche perché i difensori degli imputati ritengono illegittimo il processo fiorentino non essendo il giudice naturale.
Ecco perché la Procura della capitale ha fretta. «Se gli atti non arriveranno a Roma entro la fine del mese di giugno, le misure cautelari in atto decadranno», dicono a piazzale Clodio.
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