E se l’Occidente si salvasse puntando (ancora una volta) tutto su Cristo?

Paradossalmente la risposta all’interrogativo che si pone, e ci pone, Armando Torno nel suo saggio filosofico La scommessa (Mondadori), ossia se vale ancora l’azzardo di «Puntare tutto su Cristo?», come spiega il sottotitolo, è più semplice della stessa domanda. Rispondere «sì» a chi ti chiede se ha ancora senso scommettere oggi su Cristo è tutto sommato - fosse solo per questioni utilitaristiche o di convenienza o per reazione a certo laicismo e a una certa secolarizzazione - quasi un atto di buon senso e più che comprensibile, addirittura scontato per milioni di persone nel mondo. Così come rispondere «no» - fosse solo per ragioni «razionali» o di comodità o per reazione a certo clericalismo e a certa Chiesa - è un atteggiamento che non scandalizza più nessuno, una legittima scelta culturale per altrettanti milioni di persone.
Quello che scandalizza davvero invece, ed è il motivo per cui il libro di Armando Torno - il suo più ambizioso, e più riuscito - dà fastidio, ci provoca, disturba la nostra tranquillità di cristiani all’acqua di rose o di atei della domenica, è proprio l’idea che, oggi, qualcuno osi risbatterci in faccia, violentemente, le pari di Pascal. Che qualcuno rilanci sul tavolo dell’indifferenza e del nichilismo apparecchiato dalla contemporaneità una scommessa vecchia, e pure nuovissima nella sua audacia, di quasi quattro secoli fa. Pascal dice a ognuno di noi che bisogna «scommettere» sull’esistenza di Dio, esortandoci a puntare «senza esitare» sul fatto che Dio esiste, perché «se vincete, vincete tutto, se perdete non perdete nulla». Armando Torno, che ripercorre non da teologo ma da studioso della storia delle idee il lungo cammino del Cristianesimo e dell’idea di Dio da Origene a Raimon Panikkar, (ri)parte dal filosofo francese e aggiorna, alzando la posta, la scommessa. Non più rivolta al singolo, a ognuno di noi. Ma a tutti noi, all’intero Occidente.
Proprio in questo momento, mentre la grande cultura dell’Occidente (che già una prima volta, oltre un millennio e mezzo fa, preferì il messaggio di Cristo rifiutando il paganesimo) appare sterile ed è messa alla prova se non addirittura minacciata da altre fedi e da terribili dubbi, è urgente porsi la domanda, azzardare la scommessa. Ossia: per salvarci, per salvare il nostro mondo, per salvare il futuro, possiamo ancora puntare tutto su Cristo?
Il mondo antico, nel suo momento di massima crisi, si trovò davanti a un bivio, e scelse un «altro» Dio rispetto agli antichi dèi che non potevano o non riuscivano più a soddisfare nuove domande. Il mondo contemporaneo, che indubbiamente sta attraversando un momento di grave crisi culturale e spirituale, si trova a dover ri-scegliere. O sta con Friedrich Nietzsche, che identificava il Cristianesimo con la forza che mina le fondamenta della civiltà occidentale, o sta nuovamente dalla parte di Gesù di Nazareth, riconoscendo che è nel Cristianesimo che si trova il Dna dell’Occidente. L’alternativa, ci dice Torno, è passare le consegne a qualcosa, o a qualcuno, che ancora non conosciamo. Con tutta l’inquietudine, e i rischi, che seguono. L’autore non ci dà una risposta, anche se possiamo intuirla. Il suo coraggio, con questo libro che sfida la nostra intelligenza e le nostre incertezze, sta nel porci la domanda.
Per far rinascere il Cristianesimo è necessario che prima il Cristianesimo muoia del tutto, ha detto qualcuno. Forse non si sbagliava.

Per essere di nuovo scandalizzati dal messaggio e dall’esempio del Cristo è necessario prima essersi completamente assuefatti alla banalità del bene, aver neutralizzato l’idea di sacrificio, aver relativizzato ogni scelta e ogni etica. Beh, ci siamo quasi ormai. È arrivato il momento di scommettere di nuovo.

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