E la Svezia (animalista) fa strage di lupi

È un luogo comune (non certo privo di fondamentali verità) che nei Paesi del Nord Europa i pilastri basilari della società, quali la scuola, la sanità, la libertà di pensiero e, tout court, la democrazia siano avanti anni luce rispetto a quelle nazioni che loro stessi chiamano sovente con disprezzo «pigs» (maiali), ovvero Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. C'è una citazione del Mahatma Gandhi che ricorre spesso negli scritti e nelle opere di ambientalisti e animalisti: «La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui vengono trattati i suoi animali». È la verità. Basta prendere, come esempio, certi Paesi orientali, quali la Cina, o le nazioni islamiche, per capire che il loro totale disprezzo per i diritti degli animali si riflette, come in uno specchio, nell'identico disprezzo per i diritti delle persone e dei più deboli.
Nonostante questa premessa ci sono alcune situazioni che fanno riflettere, specie quando si tratta di nazioni che vengono continuamente portate in palmo di mano, quali antesignane nel rispetto dei diritti umani e animali. Senza girare troppo il mappamondo, basta pensare alle cosiddette nazioni nordiche, cui fa riferimento chi sta discutendo in salotto, tra un whisky e un buon sigaro, di democrazia e progresso etico della società. Eppure, i cosiddetti «pigs» (di cui siamo degni rappresentanti) non dovrebbero disperare. Di certo in Italia vi sono fenomeni, quali il randagismo dei cani, l'uccellagione e il bracconaggio, il trasporto degli animali vivi, le macellazioni clandestine e i combattimenti tra animali, di cui non andare per nulla fieri.
Però, negli ultimi vent'anni, abbiamo fatto passi da gigante. Le regole sulla caccia (ancora troppo generose), e soprattutto sulle sue deviazioni criminali, sono state rese più severe, così come sono state inasprite le sanzioni di chi maltratta quelli che un tempo erano considerati come bulloni di ferro e oggi invece sempre più «organismi senzienti» a tutti gli effetti, la cui perdita può essere risarcita a causa di un danno affettivo e non solo economico. È recente l'ipotesi di una legge che vieti di mangiare carne di equini, i quali verrebbero così considerati alla stregua del cane e del gatto quali animali d'affezione, come è giusto che sia.
Se ci rechiamo invece nella «civilissima» Svezia, additata da tutti (e a tutti sconosciuta) quale faro di civiltà, il consumo di carne di cavallo è notevole, specie negli antipasti e nei pranzi rapidi, in cui l'«hamburgerköt» è molto richiesto, così come il «gustafskorv», amata carne di cavallo affumicata della regione di Dalarna. È poi di questi giorni la notizia che gli svedesi hanno riaperto la caccia ai lupi, dopo quasi mezzo secolo di totale protezione.

Questa volta è la Svezia a violare le leggi comunitarie, visto che non si capisce come facciano i suoi 200 lupi a rappresentare un numero eccessivo in un Paese di tale estensione e visto che i lupi della Scandinavia sono protetti dal 1970 perché a rischio di estinzione. Ci sarebbero pericoli per la convivenza con gli esseri umani, secondo il Parlamento di Stoccolma. Noi saremo «maiali» ma loro rischiano di diventare «bufale».

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