E a Trani dopo le elezioni convocato mezzo governo

SFILATA Richiesta un’udienza aperta ai politici per ascoltare le telefonate in cui sono stati citati

nostro inviato a Trani

Altro giro, altra corsa. Mentre la richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle diciotto intercettazioni di Silvio Berlusconi lascia Trani per sbarcare a Montecitorio e finire al sicuro nella cassaforte della giunta per le Autorizzazioni, all’avvocato-deputato Niccolò Ghedini, accompagnato dal difensore barese del premier, Filiberto Palumbo, tocca fare il percorso inverso, varcando la soglia della procura di Trani, come ogni giorno assediata dalle telecamere e annusata dagli ispettori. Ghedini, tra l’altro, potrebbe doverci tornare presto, non come avvocato ma, appunto, come deputato. Accompagnato da mezzo Parlamento.
Ieri infatti i pm tranesi hanno chiesto al gip di fissare un’udienza in camera di consiglio, aperta alle «parti interessate», per ascoltare una a una le telefonate che riguardano parlamentari, «ascoltati» mentre chiacchierano con persone intercettate, e in alcuni casi solo citati «de relato».
Sfileranno in procura parlamentari e sottosegretari, politici e nomi eccellenti: Ghedini e Roberto Maroni, Giulio Tremonti e Rocco Crimi, Paolo Bonaiuti, Gianni Letta, Gianni Alemanno. Sarà il gip a decidere se quelle telefonate e quei riferimenti abbiamo o no valenza processuale. E, se non l’hanno, a ordinare la distruzione dei nastri, destinati in quel caso a non essere mai trascritti.
Tornando alla visita di ieri di Ghedini e Palumbo, i due legali sono venuti per incontrare al secondo piano i magistrati titolari dell’indagine su Rai e Agcom che vede il premier indagato per concussione e minacce. Hanno consegnato al procuratore capo Carlo Maria Capristo e al «pool» dei pm (a Michele Ruggiero a inizio della settimana sono stati affiancati i sostituti Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali e Marco D’Agostino) un documento, «molto tecnico», che riassume le richieste della difesa del Cavaliere all’ufficio giudiziario pugliese.
Al di là del deposito dell’istanza, si è trattato di un incontro interlocutorio, con Ghedini e Palumbo che hanno insistito molto con i magistrati su una serie di punti ritenuti decisivi, dalla sede dell’inchiesta alle reiterate fughe di notizie.
Battuto dai legali soprattutto il tasto della competenza territoriale: i difensori chiedono di verificare, caso per caso, dove si trovasse il premier al momento delle varie telefonate in cui è stato intercettato, e considerano questa valutazione prioritaria persino rispetto alla qualificazione giuridica delle ipotesi di reato. Che, per i legali di Berlusconi, sono decisamente tutte da verificare.
Gli avvocati hanno poi chiesto di potere al più presto acquisire gli atti dell’inchiesta, sottolineando con le toghe tranesi il paradosso di non aver ancora avuto la possibilità di vedere nemmeno una carta relativa al coinvolgimento nell’indagine del loro assistito, ma di averne letto (e subito) il presunto contenuto sulle pagine di diversi quotidiani. Ghedini ha lasciato la procura verso le 11.30, mentre Palumbo è rimasto più a lungo negli uffici giudiziari infilandosi in macchina un quarto d’ora prima dell’una.
Ma al di là della visita tranese del collegio difensivo del Cavaliere, molto presto il fascicolo con le accuse a Berlusconi potrebbe prendere il volo, direzione Roma.
Per legge la procura ha 15 giorni di tempo dal momento in cui iscrive nel registro degli indagati un componente dell’esecutivo per trasmettere gli atti al Tribunale dei ministri. Berlusconi è finito nell’inchiesta l’8 marzo, e dunque il 23, martedì prossimo, dovrebbe essere il giorno da spuntare sul calendario per vedere la procura di Trani perdere il primo pezzo dell’indagine.


Ma il pool potrebbe riservare altre sorprese, allargando l’elenco degli indagati a nuovi nomi. Giallo, per esempio, sul coinvolgimento nell’inchiesta, per le sue telefonate con il commissario dell’Agcom Giancarlo Innocenzi, del dg Rai Mauro Masi.

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