E gli ulivisti ora temono un effetto-boomerang

Le misure per la sicurezza «sono per tutti, non solo per i romani», si affretta a rassicurare il neo-segretario del Partito democratico del Veneto, Paolo Giaretta. È la spia di un allarme che si sta diffondendo nel centrosinistra, di fronte alle accuse montanti dell’opposizione. Certo, lo scontro frontale con la Cdl aiuta a ricompattare la maggioranza, che (con l’eccezione non irrilevante della sinistra) si stringe a difesa dei provvedimenti di emergenza richiesti da Veltroni sull’onda emotiva del massacro di Tor di Quinto. Ma il timore che la svolta pro-sicurezza del governo finisca per apparire come una «pecetta» messa all’ultimo momento e solo per difendere l’immagine del sindaco della Capitale e leader del Pd circola. La preoccupazione si concentra soprattutto sulle reazioni dell’opinione pubblica di quel Nord che Veltroni vuole «riconquistare» all’Unione, e sui cui malumori soffia il battage berlusconiano e leghista.

Alimentando l’impressione già diffusa che quel che il governo Prodi non aveva saputo o voluto fare davanti a fatti di sangue altrettanto barbari, o all’emergenza sicurezza e immigrazione che vivono quotidianamente molte città settentrionali, sia stato fatto con gran clamore solo quando è stata l’immagine di quel tanto esaltato «modello Roma», e del suo primo cittadino e cantore, a finire sul banco degli imputati. Un effetto boomerang che rischia di allargare il fossato tra il Pd e il cuore del Nord.

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