Marc Dubois aveva 58 anni e guidava aerei da più di trentanni. Che alle 23 domenica sera ci fosse lui, ai comandi del volo Af447, o che avesse lasciato la cloche al suo vice Pierre-Cedric Bonin, poco importa. La sostanza è che - più ore passano dalla tragedia - più la domanda cruciale diventa limprovviso silenzio di Dubois, dopo quellultimo messaggio alle 23.14 sulla turbolenza appena incontrata. Alle 23.20 Dubois doveva mandare un segnale alla torre di Dakar, Senegal. Quel segnale non è mai arrivato. Perché alle 23.20 Dubois, Bonin e gli altri 226 viaggiatori del Rio-Parigi erano già tutti morti, e lAirbus non esisteva già più, disintegrato in volo da un esplosione. Centinaia di corpi e di rottami in quellistante piovevano giù, dai diecimila metri, verso la superficie dellAtlantico.
Solo lesplosione, spiegano ieri fonti interne ad Air France, collima con tutti gli elementi finora a disposizione. Anche gli ultimi due elementi raccolti vanno in questa direzione. Il primo, la testimonianza dei due piloti Lufthansa passati a breve distanza dallAirbus nella medesima perturbazione, che hanno escluso di avere incontrato una situazione non gestibile. E soprattutto il lavoro - reso improbo dalloceano che si sta imbizzarrendo con onde di oltre due metri - di raccolta dei resti dellAirbus: che sono piovuti in unarea di mare di decine e decine di chilometri, disseminati a distanze inspiegabili se non con unesplosione in quota.
Esplosione, dunque. Cioè un evento catastrofico, non unavaria, non un cedimento strutturale che avrebbe spezzato lAirbus in due o tre pezzi. Inevitabile quindi che lipotesi di unazione terrorista resti sul tavolo: e che pesi anche sulla celebrazione funebre che ieri a Parigi, presente Sarkozy, sostituisce funerali che forse non vi saranno mai. A suffragarla almeno in parte arriva ieri una rivelazione di Air France; la compagnia rivela che appena quattro giorni prima della tragedia una telefonata anonima aveva annunciato la presenza di una bomba a bordo di un altro volo dal Sudamerica alla Francia, il Buenos Aires-Parigi, volo Af415 del 27 maggio. Il Boeing 777 venne ispezionato da cima a fondo dai servizi di sicurezza, che diedero il via libera al decollo. Un falso allarme come ne accadono in continuazione. Ma la coincidenza pesa. «Il Brasile non è un obiettivo sensibile», dicono fonti governative francesi. Ma la Francia sì. E non sarebbe la prima volta che aerei francesi vengono colpiti da azioni terroristiche mai rivendicate.
Ci vuole prudenza, cautela, anche nel battere questa pista. Unaltra catastrofe - ma quale? - può avere generato lesplosione. «Ci vorranno mesi per delle risposte», dicono i titolari francesi dellinchiesta.
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