Siamo realisti. Ci sono tre tentazioni nel centrodestra. Una di formare una forza moderata, vagamente democristiana, sulle ceneri del Pdl: la chiameremo lodo Schifani- Alfano con tentativo di agganciare Casini o farsi agganciare. Palla al centro e passo felpato.
Un’altra di stringersi intorno a Berlusconi e rilanciare con lui, o in suo nome, con un’agile pattuglia di fedelissimi, la rivoluzione liberale che non c’è stata: chiamiamola per divertirci Santo-Silvio & Santanchè. Curva nord e baci a Maroni. La terza, di rifondare la destra, coi fondi dell’ex An, aprendo a Futuro e Libertà, magari senza secondi Fini e con Storace protagonista: chiamiamola Ignazi e Curiazi. Italia sociale e nazionale.
Nell’estratto di nascita il primo partito nasce siculo, il secondo nordico-milanese, il terzo romanesco (il trio de punta e de tacco è Storace, Meloni e Alemanno). All’anagrafe un partito è figlio della Dc, uno di Berlusconi e uno del Msi-An. Figlio non vuol dire identico e tornante al passato.
Lasciateli fare. Per vie naturali, senza forzature, si ricompone la realtà politica fisiologica. Legge elettorale permettendo, i tre possono allearsi (conduce chi avrà più voti)e opporsi ai tre dell’altra parte: Pd, Vendola e Di Pietro, sempre che Renzi non spacchi il primo.
Vi esalta questo quadro? A me per niente,
ma non c’è altra soluzione all’orizzonte, quelli sono i materiali disponibili, manca un vero collante e un leader per tenerli tutti insieme. Armatevi e partite, ma non sparatevi tra voi. Lasciatevi così senza rancor.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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