«E verrà il giorno in cui l’uomo non riderà più»

In «Tre sono le cose misteriose» l’introspezione del protagonista e tracce di Franzen e DeLillo

«E verrà il giorno in cui l’uomo non riderà più»

Per gentile concessione dell’editore Avagliano, da La porta dei sogni di Marcel Schwob pubblichiamo uno stralcio dello scritto «Il riso».

Il riso è probabilmente destinato a scomparire. Non si sa per quale ragione, tra tante specie di animali estinti, il tic di una di loro dovrebbe sopravvivere. Questa volgare sensazione fisica di una certa disarmonia dovrà cancellarsi di fronte allo scetticismo totale, la scienza assoluta, la pietà generale e il rispetto di ogni cosa. Ridere è lasciarsi sorprendere da una negligenza delle leggi. Credevamo all’ordine universale e ad una magnifica gerarchia delle cause finali? Quando avremo inserito tutte le anomalie in un meccanismo cosmico, gli uomini non rideranno più. Non si può ridere che degli individui. Le idee generali non colpiscono al lingua.
Ridere è un sentire superiore. Quando ci metteremo in ginocchio al crocevia delle processioni pubbliche, quando ci umilieremo per poter amare meglio, il grottesco sarà alle nostre spalle. il riconoscimento dell’uguaglianza di tutti gli individui non farà più alzare le labbra sopra i canini. Ecco come potrà essere interpretata in quel tempo l’abolizione di un gioco del viso: «Quella specie di contrazione dei muscoli zigomatici era tipica dell’uomo. Gli serviva per indicare allo stesso tempo la sua poca intelligenza per il sistema del mondo e la sua persuasione di essere superiore a tutto il resto».


La religione, la scienza e lo scetticismo del tempo futuro non conserveranno che un’esigua parte delle nostre idee in materia. In ogni caso è certo che la contrazione dei muscoli zigomatici non avrà più modo di esistere.

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