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Ecclestone: «La Ferrari? Non è mica così intelligente...»

In tempi di crisi, con le famiglie a combattere per la pagnotta, la miliardaria e insoddisfatta “Formula casino” fa venire l’orticaria. I tifosi hanno voglia di staccare dalla realtà, d’immaginare le nuove forme della Rossa del futuro e di capire se il Massa farà sognare, se il Raikkonen si sveglierà, se l’Alonso sarà furioso e se l’Hamilton si rivelerà ancora un extraterrestre. Invece gli tocca leggere soprattutto dei litigi di un mondo ricco e patinato: prima i team contro Mosley, poi i team e la Ferrari contro Ecclestone. Prima a discutere su come risparmiare, ora a discorrere su come dividere meglio la grande torta del Circus.
Fatto sta che, dopo l’affondo natalizio del presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, era prevedibile la risposta del gran capo del business a 300 all’ora, Bernie Ecclestone. Meno prevedibili i toni che avrebbe usato. Ma tant’è, è successo. «Ridotti i costi della F1 - aveva detto Montezemolo -, ora dovremo affrontare il capitolo ricavi. Il nostro è l’unico sport in cui gli attori principali, i team, ricevono il 50% dei ricavi globali... Dobbiamo riappropriarci del nostro sport», era stato il senso del suo pensiero.
Tempo qualche giorno ed ecco la risposta di Ecclestone. Dalle colonne del Times, il top manager inglese ribatte: «L’unica cosa a cui non ha fatto riferimento (Montezemolo, ndr) sono i soldi extra che la Ferrari riceve a differenza delle altre scuderie e tutte le altre cose che il team italiano ha ottenuto per anni». E ancora: alla Ferrari «sanno esattamente quanto prendono, non sono così stupidi... Anche se non sono neppure così intelligenti. Quando vincono il titolo costruttori, come quest’anno, prendono 80 milioni in più rispetto a quanto avrebbe incassato la McLaren se l’avesse conquistato... Anziché chiedere per tutti altri soldi dovrebbero dividere ciò che percepiscono in più con gli altri team». Quindi, riferendosi al 2003, quando il Cavallino ruppe il fronte dei team che minacciavano un campionato alternativo se non fosse arrivato un adeguamento dei ricavi (all’epoca alle squadre andava il 30%, poi, proprio in virtù dello scontro, divenne il 50): «Perché lo fece?». Per quegli 80 milioni di dollari in più, fa capire. «All’epoca “comprammo” la Ferrari, la sua fedeltà. Lo prevedeva l’accordo con loro in modo che non andassero da un’altra parte». Una cifra, questa, sconosciuta al pubblico ma ben nota e accettata da tutti i team in virtù della consapevolezza che la Ferrari rappresenta la storia della F1 e senza di essa anche le altre squadre guadagnerebbero meno.
Di fronte a un simile affondo, Maranello ieri aveva due possibilità: lanciare un missile o un no comment. È stata scelta la seconda, con precisazione: «Ribadiamo che il tema dei ricavi è di grande attualità in questo particolare momento della F1». Massì, i tifosi stiano sereni. Oggi si litiga e domani si farà la pace trovando l’intesa. È il gioco delle parti, e la storia recente di questo sport.

Un po’ motori, un po’ casino, però che noia.

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