Londra - Mister Ecclestone, la F1 è nel caos dopo la rivoluzione annunciata dalla Fia, ma c’è qualcuno che in questa vicenda ha davvero vinto?
Il grande capo del Circus strizza l’occhio, appoggia il gomito sul grande tavolo della sua sala riunioni e per non dire “io” la mette sul calcio: «Sì, l’altra sera, il mio Queens Park Rangers...».
Perché la Federazione ha varato un intervento così radicale?
«Perché ho la sensazione che questo sport stia sfuggendo un po’ di mano ai team, vanno svegliati. La verità è che le squadre sono gestite soprattutto dagli ingegneri e gli ingegneri vogliono poter dimostrare di essere uno più intelligente dell’altro. Risultato? I costi aumentano».
Quindi lei è d’accordo con Max Mosley?
«Sì. La Fota aveva detto che con le loro proposte i costi sarebbero stati ridotti del 50%, ma la disparità fra chi può comunque spendere e chi è costretto a investire poco sarebbe rimasta. E questo non è giusto».
A Maranello e alla Fota hanno fatto notare che dare la libertà tecnica a chi rispetta il tetto del budget sarebbe come permettere ai piccoli club di calcio di schierare 13 giocatori.
«Lo sa che questa idea è davvero ottima? Andrebbe adottata davvero nel football... Di chi è? Di Luca?» (si rivolgerà spesso così, con confidenza, parlando di Montezemolo, ndr).
No, era solo un esempio. Comunque ora i team sono indiavolati, è guerra. Farà il pompiere come in passato?
«No. Le squadre hanno reagito malamente perché non hanno ancora potuto leggere come saranno applicate queste nuove regole tecniche per il 2010. Lo dico da anni: vogliamo solo ridurre la necessità di spendere per essere competitivi».
Che mossa s’attende prima di Melbourne?
«Prima non mi attendo niente. Però dopo il varo delle nuove regole ho subito parlato con Montezemolo e gli ho detto di stare tranquillo, di guardare con attenzione tutte le proposte, e se poi c’è da perfezionare qualcosa se ne parla».
Per cui è pronto a sedersi a un tavolo?
«Sì, al 100%. Sarebbe ottimo vedersi prima del via della stagione, mi piacerebbe, anche se siamo tutti molto occupati...».
Ma se resta il tetto al budget, quale intesa potete trovare?
«Le nuove regole resteranno, però ritengo che in un paio di anni tutti i team, compresi quelli più ricchi, aderiranno alla proposta».
Ma la Fota e la Ferrari dicono che così si snaturerà l’anima stessa della F1, quella dello sviluppo e della continua ricerca.
«No. Anzi, si tornerà alla vera anima della F1, quella degli anni ’70, quando la sfida era vincere spendendo meno».
Non teme che con il sistema che premia solo le vittorie, a metà stagione alcuni piloti possano demotivarsi?
«La verità è che negli ultimi anni, se un pilota era secondo non aveva motivi per prendersi dei rischi per superare. Ora li avrà...».
Tanti anni fa i piloti vivevano e correvano al limite, anche fuori pista erano persone molto più interessanti. Li vorrebbe di nuovo così?
«Assolutamente sì. Devono correre per vincere... come nei cento metri piani. Io vorrei che tutti quelli impegnati nel mondiale fossero duri e rivali tra loro come erano Lewis Hamilton e Fernando Alonso nel 2007».
Come mai sembrano invece tutti così... normali, tranquilli?
«Penso che c’entri la certezza del contratto. Se sapessero di rischiare la panchina come nel calcio sarebbe diverso».
Non teme che se aumentasse la tensione tra Fota e voi, la Ferrari potrebbe davvero decidere di lasciare la F1?
«La Ferrari è la F1, per cui noi non la lasceremmo andar via. E Luca è troppo intelligente per far sì che ciò accada. Penso che la posizione attuale della Fota sia sbagliata, ma lui è stato costretto ad esporsi, non l’ha mica chiesto... Anzi, penso che l’elezione lo abbia sorpreso: dietro c’è stata una manovra molto politica da parte di Ron Dennis (capo McLaren, ndr). Montezemolo fa solo bene il suo lavoro, lui è come me: quando gli viene affidato un compito cerca di dare il massimo...».
Costi a parte, i team chiedono più soldi, Ferrari compresa.
«La gente va pagata per quel che merita: Mick Jagger ha sempre preso più dei compagni perché era lui ad attirare le folle. La Ferrari è come Mick».
Per cui a quel tavolo è pronto a rivedere anche la spartizione dei ricavi della F1?
«No, penso che quanto riceve la Ferrari sia giusto, ed è già stato tutto negoziato prima. Riceve di più rispetto ad altri team perché è stata fedele alla F1 da sempre. È un bonus fedeltà e la Ferrari dovrebbe essere fedele anche a noi perché siamo sposati da tanto tempo».
Ma nel 2012...
«Per allora c’è tempo e sono sempre pronto a discutere».
Il suo momento migliore in F1 e quello peggiore.
«Quelli migliori non contano, perché non si deve essere felici per le vittorie, dato che se gareggi è tuo dovere vincere. I momenti peggiori li ho avuti quando sono morti in pista i miei amici: ero molto legato a Jochen Rindt, a Stuart Lewis Evans, a Elio (De Angelis, ndr)».
Avendo conosciuto ragazzi così, cosa prova accanto ai tranquilli piloti di adesso?
«Sfortunatamente questo ambiente non gli permette di formarsi completamente a livello caratteriale, le compagnie vogliono che si comportino in un modo, che dicano certe cose e non altre... L’unico che riesce a esprimere una sua individualità è Kimi».
E infatti Raikkonen è stato molto criticato (per le feste, le bevute, ndr).
«Sì, e trovo sbagliato che i capi dei team provino a cambiare il modo di essere dei loro piloti».
Ha dato un’occhiata a che cosa sta facendo Schumi in moto? Non sarebbe il caso di aiutarlo, riportandolo in F1?
«Sarebbe fantastico se tornasse... Non avrebbe problemi a competere con Alonso, Hamilton e gli altri. Penso che Michael si sia fermato per ragioni sbagliate».
Di Raikkonen ha detto, e Massa?
«Felipe è un ragazzo splendido, l’anno scorso meritava il titolo».
Su chi scommetterebbe quest’anno?
«Vorrei vincesse Massa, ma se devo puntare dei soldi, allora dico Raikkonen: ha tanta voglia di cancellare la passata stagione».
Il Gp di Roma l’ha convinta?
«Sì, sì, è una splendida idea, spero proprio si realizzi».
Dicono che lei sia un dittatore o un genio del male. Perché?
«Troppo spesso la gente dà opinioni senza conoscerti. Però, forse, hanno ragione...».
È vero che non ama la democrazia?
«Sì, perché il grande problema con la democrazia è che non c’è mai democrazia, è tutto solo politica».
Potrebbe immaginare una vita senza F1?
«No, sono sempre stato un competitivo, lascerei solo se mi accorgessi di non poter più far bene le cose».
Perdoni la domanda: ha divorziato di recente, ne può parlare?
«Slavica ha deciso di ricominciare una nuova vita... Però, qualsiasi cosa faccia per essere felice, mi renderà felice... Anche se non ho voluto io il divorzio, ho capito le sue ragioni».
Anni fa ha venduto la sua casa in Sardegna, temeva i rapimenti.
«Sì, scherzando dissi che non ero sicuro che mia moglie avrebbe pagato il riscatto».
Ecco, oggi chi pagherebbe un riscatto per lei?
«Non saprei... Forse Luca, perché è davvero un amico e so che non mi farebbe mai nulla di cattivo».
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