RomaCaro ha il visino angelico di Veronica Olivier, Alis le sopracciglia maliarde di Beatrice Flammini, la pariolina, e Clod è cicciottella come tutte le ragazzine, che cercano affetto nel cibo. «Con loro metterò la mia lente sul mondo reale e meno estremo dell’adolescenza. Non c’è la cubista,perché nella vita vera non se ne trovano così frequentemente», spiega Federico Moccia a Villa Monte Mario, lussuosa dimora dall’aria vissuta, che fa da sfondo ad alcune scene di Amore 14 (nelle sale il 30 ottobre), il suo film tratto dal romanzo omonimo. A proposito della serie «mocciosa» (da Tre metri sopra il cielo a Scusa ma ti chiamo amore, in attesa di Scusa ma ti voglio sposare, pronto a febbraio) si tratta di un’azzeccata sequela, che parla ai teenager direttamente. «Ho scoperto,con Internet e il mio blog, che esiste una fetta di adolescenti, per nulla curati dalle famiglie, o incapaci di dialogo. Una ragazzina, alla quale era morto il fratello, è riuscita a dialogare con me, in rete: neanche sua madre era stata in grado di tirarle fuori le parole per sfogare il suo dolore. E, infatti, quella madre si è messa a interloquire in Internet con me», racconta il regista, sceneggiatore e soggettista (figlio di Pipolo), abile a intercettare un fenomeno di costume, per lui tramutatosi in lavoro a tempo pieno.
Prodotto dalla Lotus, in collaborazione con Medusa Film, Amore 14 sgranerà, pari pari, il rosario di festicciole, liti, amori, incomprensioni familiari, piccoli e grandi drammi dell’adolescenza, vissuti da tre amiche per la pelle, di diversa estrazione sociale, ma di identica età (la stessa cui si riferisce il titolo). «Questa generazione sembra disincantata, ma è in cerca d’amore. Non ci sono soltanto i lucchetti, ma i messaggi internettiani dai quali capisco che la generazione da me illustrata è in continua scrittura», esagera Moccia, secondo il quale ragazzine e ragazzini sarebbero bocce rimbalzanti tra sms, blog,messenger, siti e via navigando... Nello specifico, tra i saloni di Villa Monte Mario e la sua piscina immersa nel verde, si svolgono, proprio ora, le scene di una festa, dove le amiche del cuore si spalleggiano a vicenda, per entrare nell'atmosfera dei primi baci tra i cespugli. «Tutti ricordiamo il primo party, in cui incontrammo l'amore», dice Moccia, che ha scelto i suoi protagonisti con casting democratici. «Ai giovani, che non sperano di entrare nel mondo del lavoro, perché serve la raccomandazione, dimostro che si può entrare nel mondo dello spettacolo anche così». Di casa nei centri commerciali, dove incontra le sue fan, l’autore dribbla la questione se ci sia, o non ci sia, del lolitismo dentro alle sue attenzioni sul globo teen. Perché, a guardarle, le attrici scelte tra i licei romani, sembrano pronte per far uscire di testa il professor Humbert Humbert e il professor Unrat messi insieme. «Fatti un po' vedere», esorta l’autore, ottenendo dalla timida Beatrice Flammini, otto anni di danza classica a un certo livello, una presentazione a figura intera, cioè gatta vestita di nero, con scarpe rosse, laccetto alla caviglia color fuoco e tacco in plexiglas bello alto. Risultato? Il sexy c’è e si vede.
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