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Ecco come ai politici s’è ristretta la vacanza

Vista la crisi si autoflagellano con ferie brevi e low cost. Ma a noi basterebbe che lavorassero di più il resto dell’anno...

Ecco come ai politici  
s’è ristretta la vacanza

Le ferie ai tempi del default. Mercati impazziti, Parlamento aperto fino a Ferragosto, allerta 24 ore su 24: il politico italiano s’infila le infradito, ma si sente sotto schiaffo. Oddio, mi si è ristretta la vacanza. Così, il momento impone scelte inevitabili. Tira da matti andarci senza andarci: poco poco, vicino vicino. I più orgogliosi sono quelli che possono raccontare di poche ore in famiglia, giocando a scopa col nonno, prontissimi a tornare subito per qualunque evenienza. È la vacanza casta della povera casta.

E allora eccola qui, la nuova moda dell’estate 2011: non è un nuovo ballo latino-americano, è il politico che si immola per il bene dell’Italia. Da Napolitano in giù, è tutto un rivelare ferie brevissime, banalissime, orgogliosamente tristissime. Manca ancora il deputato che racconti ferie con il cilicio ai fianchi, sotto i quaranta gradi di uno squallido piazzale metropolitano, ma dobbiamo aspettarcelo da un momento all’altro. È una gara a chi si flagella di più e meglio. Devono sentirsi così schiacciati dai sensi di colpa, da farsi calpestare come zerbini persino da Klaus Davi, esperto di qualunque cosa, che nella sua trasmissione su Youtube li mette con le spalle al muro, chiedendo conto di come e dove facciano le ferie, di quanto spendano e pure se utilizzino i punti Alitalia accumulati durante l’anno con i voli ufficiali. Il nuovo inquisitore la chiama campagna «Vacanze trasparenti», ma definizione meno ipocrita sarebbe «Ferragosto poliziesco».

Eppure oltre cento parlamentari hanno aderito docilmente, tutti fieri di esporre gli affari propri e le questioni familiari via Internet, non si capisce bene a che titolo. Come al solito, c’è sempre qualche Robespierre di periferia che carica di significati alti e nobili anche le operazioni più miseramente populiste. È il caso di Sonia Alfano, europarlamentare Idv, che medita di rilanciare l’iniziativa a livello europeo, «perché quanto spende un deputato non è un fatto privato, ma pubblico: gli elettori devono conoscere il tenore di vita di chi viene eletto». Gentile signora, sono un elettore, forse la deluderà sapere che a me non interessa quanto spende in vacanza un parlamentare: la cosa che veramente mi preme, tantissimo, è che spenda solo soldi suoi.

In ogni caso, al netto delle posizioni personali: il popolo italiano, grazie a questa ondata estiva di neorigorismo balneare, sarà lieto di apprendere che la spesa media dei politici si aggira sugli 800 euro, in linea con la spesa pro-capite nostra, che secondo Federalberghi è di 776 euro. Dettaglio fondamentale: il 75 per cento resta in Italia, il 25 si spinge all’estero (prendere nota di questi qui: al ritorno vanno passati subito alla Corte marziale).

C’è da chiedersi: ma la casta dov’è? Ma chi se l’è sognata? Ma quale mole di carognate ci siamo inventati, noi e i grandi inchiestisti di genere, sulla categoria dei politici italiani? Guardiamoli in queste torride giornate di angosciante crisi congiunturale: niente beate trasgressioni e fughe spendaccione negli angoli più trendy del mondo, siamo all’intimismo e al minimalismo più spinti. Teneri: pare di vederli, castigatissimi attorno al tavolo pieghevole del giardino, in attesa che la suocera serva la grigliata. Fini si concederà solo qualche immersione ad Ansedonia.

Latorre starà al paese suo, «niente viaggi, né auto: solo le spese degli occhiali per il tresette, qualche libro, e digestivi per le dure cene serali». Verini rimarrà a casa, in Umbria, salvo quattro giorni per un viaggio, comunque ad Auschwitz. Granata andrà in Sicilia portandosi il gommone. Pionati spenderà «meno di 1.000 euro per una vacanza tutta italiana a Palinuro». Calearo si concederà gli Usa, però «senza usare i punti Alitalia, perché non volo Alitalia». Tra i leader, Casini conferma il Salento di Alimini, Rutelli le Eolie, Bossi pochissimo Ponte di Legno, Bersani «in giro con la famiglia, ma a tiro da Roma», Di Pietro a mietere il grano tra i campi di Montenero. È un lungo elenco al vago sapore quaresimale. Alla fine, verrebbe tanta voglia di abbracciare il buon Osvaldo Napoli, che con assoluta dignità dichiara «sono a Los Angeles e non ho alcun problema a dirlo».
Appunto, proprio così.

Un conto è l’emergenza di questi tempi pesanti e la necessità di rimanere a portata di crisi. Ma un altro conto, una vera noia, è questo esibito eroismo di stampo penitenziale. Si mettano tranquilli, i nostri parlamentari. La vacanza non è una colpa, tanto meno un reato. Vadano in ferie, stiano sereni e si godano qualche ora di evasione.

A noi non interessa che si flagellino ad agosto: tendenzialmente, a noi preme quello che fanno fino a luglio.

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