Ecco Berlusconi intercettato Il reato? Non gli piace Santoro

CAOS Trascrizioni senza rilevanza potrebbero essere distrutte perché non escano sui giornali

Gian Marco Chiocci

Massimo Malpica

Tra gli «spiati» eccellenti dell’inchiesta di Trani, che ipotizza pressioni per ostacolare programmi tv sgraditi all’esecutivo, non ci sono soltanto Silvio Berlusconi, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e il commissario dell’Agcom Giancarlo Innocenzi, ma decine tra parlamentari e componenti del governo. E infatti il Guardasigilli Angelino Alfano parla di «abuso sconfinato di intercettazioni a strascico».
SPIATI ANCHE

MARONI E ALEMANNO
Sono state intercettate, tra le altre, conversazioni che avevano come protagonisti i ministri dell’Interno e dell’Economia, Roberto Maroni e Giulio Tremonti, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, Rocco Crimi e Gianni Letta, il senatore Marcello Dell’Utri, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Anche le loro chiacchiere, ascoltate e trascritte dalla Guardia di finanza di Bari, sarebbero finite sul tavolo del pm tranese Michele Ruggiero lo scorso 5 marzo. Non hanno attinenza con l’indagine in corso, e per questo motivo la procura di Trani starebbe per notificare ai politici interessati l’atto che avvisa della distruzione di quelle chiacchiere «rubate» dall’orecchio elettronico degli inquirenti, anche per evitare che finiscano, attinenti o meno, pubblicate sui giornali.
LE QUATTRO TELEFONATE

DEL PREMIER
Dove già finiscono, inevitabilmente, quelle di Berlusconi indagato. Possiamo documentare alcune delle conversazioni intercettate al presidente del Consiglio che per gli inquirenti proverebbero il suo fastidio manifestato nei confronti di alcune trasmissioni televisive, in particolare Annozero di Michele Santoro. La prima è del 14 novembre 2009, ore 14.34. Berlusconi chiama Innocenzi e dice: «L’altra sera nel corso di Annozero ho fatto una telefonata indignata al presidente della commissione dell’Autorità». «Il riferimento – scrive la gdf di Bari – è al presidente dell’Agcom Calabrò». E ancora, sempre il premier: «Sai che gli ho detto? “Ma la sta guardando la trasmissione? È una cosa oscena”». Il riferimento per la Gdf è ad Annozero, e l’interlocutore citato è sempre Calabrò. Terza telefonata, stessi interlocutori: «Adesso bisogna concertare una vostra azione che sia da stimolo alla Rai per dire: “Adesso basta, chiudiamo tutto”». «Il riferimento – ipotizzano le Fiamme gialle – è non solo a Santoro ma a Floris». C’è poi una telefonata del premier che gli inquirenti riportano in grassetto: «Non si può proprio vedere Di Pietro che fa quella faccia in televisione».
IL GIALLO

DI MINZOLINI
Ma intanto nell’antico palazzo che ospita la procura di Trani è giallo sul ruolo nell’indagine del direttore del Tg1, Augusto Minzolini. Ieri fonti giudiziarie avrebbero smentito l’iscrizione nel registro degli indagati del direttore del Tg1. Intercettato ma non indagato? Possibile, ma irrituale. A confondere le acque, nelle stesse ore, e negli stessi corridoi, altre voci confermavano che quell’ipotesi di reato – ossia la concussione – sarebbe mantenuta in piedi nella procura pugliese anche a carico del giornalista, oltre che per Innocenzi e per il premier. Tra tanti dubbi, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha annunciato l’invio immediato degli ispettori ministeriali nella procura del nord Barese, accennando con toni polemici a «tre gravi patologie» che colpirebbero l’inchiesta affidata al pm Michele Ruggiero e «che sono chiare allo studente che affronta all’università l’esame di procedura penale», ha spiegato il ministro: «E cioè: un problema gravissimo di competenza territoriale, un secondo problema di abuso delle intercettazioni, e un terzo che riguarda la rivelazione del segreto d’ufficio». Il dettaglio forse più delicato: le trascrizioni delle intercettazioni sono state depositate all’ufficio del pubblico ministero il 5 marzo. E meno di una settimana dopo erano di dominio pubblico.
Al pesante giudizio del Guardasigilli risponde solo il silenzio della procura tranese. «Lasciateci lavorare con riservatezza, tranquillità e professionalità», l’unica frase del procuratore capo Carlo Maria Capristo, prima di concedersi un caffè nel bar della procura insieme al pm Ruggiero. Ma intanto ieri il capo dell’ufficio ha di fatto «commissariato» il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, affiancandogli un pool di tre magistrati: Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali e Marco d’Agostino.

Sarebbe al momento congelata anche la misura interdittiva richiesta da Ruggiero per il solo commissario dell’Agcom, Innocenzi. Sul documento mancherebbe la controfirma di Capristo, e il gip Roberto Olivieri Del Castillo potrebbe esaminarla all’inizio della prossima settimana. Mentre martedì a Trani, per testimoniare, arriverà Santoro.

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