Ecco le ceramiche di Castelli che hanno reso l’Hermitage più ricco

Convivono con i grandi dipinti di Schnabel le maioliche di Castelli della collezione dell’Hermitage in mostra al Museo di Palazzo Venezia fino all’8 luglio. Sono 77 splendidi pezzi realizzati nel piccolo centro ai piedi del Gran Sasso che per oltre tre secoli ha prodotto una maiolica di alto valore storico-artistico e al passo con il gusto dell’epoca. Ora tornano in Italia dopo 150 anni e a buon diritto possono dirsi inediti. Sono piatti, coppe, vasi, mattonelle, tazze, fiaschette, brocche, albarelli e vasi da farmacia dipinti dai maestri delle dinastie di Castelli vissuti fra Rinascimento e Neoclassicismo, i Pompei, i Grue, i Gentili, Cappelletti, i Fuina. Ad aprire la rassegna sono alcuni pezzi del corredo Orsini Colonna, opera della famiglia Pompei. Vasi da farmacia dai colori vivi, blu, arancio, giallo, con donne della mitologia, eroi, santi e scritte col nome del medicamento, a torto un tempo attribuiti a Faenza. Del ’500 sono anche alcuni pezzi in stile «compendiario», ispirati a modelli in metallo e vetro, blu decorati in bianco e oro, con lo scudo araldico del cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III. E piatti di altri committenti illustri, i D’Aragona, gli Orsini. Ma il periodo d’oro per Castelli è il ’600 e il ’700 con l’istoriato barocco. A dominare sono scene di caccia, di battaglia, episodi storici, mitologici, biblici, temi squisitamente pittorici dalle tonalità tenui e autunnali.

Poi spazio ai paesaggi idealizzati alla Lorrain, ai fondi bianchi, alla decorazione floreale, ai decori che risentono dell’influenza della porcellana. La mostra offre una panoramica al massimo livello della produzione castellana.

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