Ecco chi guida i navigatori

I cartografi «satellitari» si spostano su auto attrezzate e annotano, passo dopo passo, vie, sensi di marcia e indirizzi

da Milano

A Brook End, piccolo paesino del Wiltshire, nel sud dell’Inghilterra, l’anno scorso era in pieno boom un nuovo settore d’impresa: la pesca delle automobili dal fiume. Al prezzo di 25 sterline (circa 36 euro), si poteva far trainare fuori dai flutti dell’Avon la propria macchina.
Il merito di questa bizzarra (ma lucrosa) attività era dei navigatori satellitari: un errore nelle mappe digitali mandava gli sprovveduti automobilisti dritti dritti verso un ponticello di legno, agibile in condizioni normali, impraticabile in caso di pioggia. Piccolo esempio degli inconvenienti legati al passaggio dai supporti informativi tradizionali a quelli digitali. Come per l’editoria, le comunicazioni e il cinema, anche nella cartografia il passaggio al digitale ha portato vantaggi (enormi in chiave di diffusione, riproducibilità e prezzo) e svantaggi (alcune auto nel fiume). «Il divario tra la cartografia tradizionale e quella digitale - commenta Giuseppe Motta, direttore per trent’anni della cartografia di De Agostini - può essere paragonato alla produzione artigianale di un mobile rispetto a quella industriale. Se una cassettiera esce difettata, tutte le cassettiere successive recheranno lo stesso identico difetto». Tecnologia e computer sono ormai indispensabili, ma «dietro una carta geografica - sottolinea Motta - c’è principalmente l’attività di persone che hanno competenze economiche, sociali e culturali circa il territorio che devono descrivere».
Come lavorano i cartografi del terzo millennio? Fino a metà anni Novanta l’informazione geografica esisteva solo in quanto rappresentata su carta; oggi, con il predominio della cartografia digitale, da un lato ci sono i dati geografici (catalogati in enormi banche dati, il vero tesoro delle imprese del settore) e dall’altro c’è la loro rappresentazione, che può avvenire attraverso diversi supporti (il monitor, i cellulari o i navigatori). Anni addietro un buon stradario poteva soddisfare i viaggiatori anche a distanza di dieci anni: ora i ritmi del mercato delle informazioni richiedono un costante aggiornamento. Per questo «il compito principale - spiega Marina Benziger, consigliere delegato di Tele Atlas Italia, multinazionale della cartografia digitale - è di aggiornare periodicamente i database, affinché il cliente abbia sul proprio dispositivo dati sempre veritieri». Un lavoro certosino e lunghissimo, quello dei moderni cartografi, che si svolge prevalentemente ancora oggi su strada. Osservando e registrando. A bordo di caravan con telecamere capaci di scattare tre fotografie al secondo, per mezzo delle quali i tecnici acquisiscono innumerevoli dati. Informazioni che saranno poi elaborate, unitamente a quelle provenienti dai satelliti, per generare la mappa finale.
Tele Atlas ha da poco mappato l’intera città di Milano. «Quando registrano le informazioni i caravan si muovono a 2 chilometri all’ora: per aggiornare il tracciato viario meneghino abbiamo impiegato circa tre mesi e mezzo». Un centinaio di giorni trascorsi a percorrere passo a passo la città, scrutando fuori dal finestrino e annotando nomi delle strade, numeri civici, limiti di velocità e sensi di marcia. Ma non basta.

«Le modifiche del tracciato stradale - continua la Benziger - sono talmente repentine da non poter essere sempre registrate in tempo reale. Si consideri quanto cambia la viabilità di un quartiere quando vengono aperti dei cantieri. In questo caso un aiuto importante ce lo danno i cittadini, che ci segnalano i cambiamenti sui nostri siti internet».

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