Ecco chi prepara lo strappo e punta tutto sul ballottaggio

I centristi pronti a lasciare la giunta pensano a una corsa solitaria e a un’intesa al secondo turno contro Pisapia. Formigoni: "Vedremo se allargare l’alleanza"

«La candidatura di Letizia Moratti è la più naturale, quindi certamente saremo tutti impegnati in campagna elettorale». Parola di Roberto Formigoni, che conferma un sostegno generale sempre più necessario per salvare il sindaco dagli “appetiti” di coloro che puntano a mandarla al secondo turno per poi fare la differenza e alzare la posta. È il caso dell’Udc lombarda, che (a meno di sorprese dell’ultima ora) sogna una corsa solitaria ma al contempo vorrebbe tenere la porta aperta per il ballottaggio. Sembra ormai probabile che alla fine del mese, quando al seminario di Todi nascerà il Partito della Nazione di Pierferdinando Casini, l’Udc lascerà la giunta Moratti. Su questa ipotesi attualmente lavorano i dirigenti locali. L’obiettivo è raccogliere un consenso da poter spendere nella sfida finale con Giuliano Pisapia.
Roberto Formigoni, pur mantenendo toni garbati, lascia intendere di non credere troppo a un’alleanza con l’Udc per il Comune di Milano: «La coalizione oggi è composta da Pdl e Lega. Valuteremo insieme negli incontri della prossima settimana se eventualmente allargarla ad altre forze». Il presidente della Regione esclude cambi in corsa al Pirellone: «La maggioranza è solidissima e del tutto autosufficiente. La giunta lavora all’unanimità, non serve aprire ad altri». Insomma, l’asse saldo è quello tra Pdl e Lega. Formigoni minimizza le divergenze dai lumbard anche sui festeggiamenti per l’Unità d’Italia: «Finora è stata un’unità piuttosto centralista, ora dobbiamo costruire un’unità d’Italia federalista».
Il Pdl ha tutto l’interesse a ottenere una vittoria al primo turno del sindaco, che sarebbe certamente più semplice se le amministrative si svolgessero contemporaneamente alle politiche, perché Letizia Moratti potrebbe godere di un effetto traino del partito. Inutile dire che l’election day, il voto contemporaneo per Parlamento e Comune, sarebbe un grande vantaggio per il sindaco.
Ma Milano, sia con che senza le elezioni anticipate, si prepara in ogni caso a essere luogo di debutto del futuro Pdl, che a Palazzo Marino potrebbe correre già con il nuovo nome e il nuovo simbolo. Il voto sarebbe così molto politicizzato anche in assenza di elezioni politiche nazionali, che i più continuano a non desiderare. Il voto anticipato è ritenuto addirittura «una cosa fuori dal mondo» da Formigoni. «Una campagna elettorale, segnata da polemiche e contrasti, sarebbe negativa. Mi auguro proprio di no» ripete il governatore e aggiunge di avere «notizia positive su un allargamento della maggioranza di governo».
Tornando a Palazzo Marino, a questo punto una delle questioni da dirimere è se eventuali liste civiche possono coesistere o meno con la corsa del nuovo Pdl. La posta in palio è la vittoria al primo turno della Moratti, che può essere agevolata da un più ampio spettro di simboli che sostengono il candidato sindaco. D’altra parte, il prezzo politico da pagare potrebbe rivelarsi troppo alto per il Pdl, soprattutto se Milano dovesse essere il luogo del debutto del nuovo simbolo. Le liste potrebbero erodere consensi proprio nel «laboratorio politico», appannando il risultato elettorale del futuro Pdl.
L’incognita principale resta la Lega. In vista del voto, gli esponenti del partito di Bossi cercheranno di differenziarsi il più possibile dagli alleati, se necessario anche giocando duro, ovvero puntando sulle attuali difficoltà del Pdl.

Il caso Ruby ha una sua ricaduta anche in Lombardia, dove Nicole Minetti siede in consiglio regionale. Le politiche anticipate potrebbero riaprire i giochi anche sul Comune di Milano: per Umberto Bossi e Silvio Berlusconi Palazzo Marino diventerebbe la tessera di un più ampio mosaico nazionale.

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