Politica

Ecco la donna Gaultier: una Dea sull’Olimpo di Parigi

Daniela Fedi

da Parigi

«La Grecia è ciò che ognuno sa, sta come stella nuda e pienamente rivelata, è fatta di aria, acqua, terra e fuoco». Descritta meravigliosamente da Henry Miller in un libro delizioso come Il Colosso di Maroussi, la terra in cui è nata la democrazia e il concetto stesso di bellezza ha trovato un nuovo cantore in Jean Paul Gaultier. Infatti con l'indimenticabile sfilata dell'alta moda per la prossima primavera/estate andata in scena ieri a Parigi, lo stilista ha dimostrato che la Grecia è fatta anche di vestiti. «A dir la verità tutto parte dalla gonna della divisa nazionale greca, un capo così insolito per dei soldati di sesso maschile» ha detto Gaultier nel backstage prima d'esser prelevato di peso dalle guardie del corpo di Madonna che lo voleva salutare via dalla pazza folla del dopo-sfilata.
Così mentre lui abbracciava l'ospite più ambita che ci sia, la mente correva al curioso gonnellino bianco indossato dagli Euzoni sopra ad un classico paio di braghe alla turca. Dotato di 400 pieghe (una per ogni anno di dominazione ottomana) questo sorprendente indumento detto anche «fustanella» era in effetti citato nella maggior parte dei 37 capolavori presentati dalle modelle. In un caso si trattava di maniche plissettate e danzanti sotto ai minuscoli boleri incrostati da mille cristalli colorati. In un altro era di nuovo una gonna, però nera e stretta al corpo da una spettacolare giacca da smoking con i revers trasformati in scollatura. La variante abito era da perdere la testa anche perché nella declinazione lunga, dello stesso verde pallido di un'erba grassa che i greci chiamano «Glistrida» e servono in insalata con il polpo appena pescato, aveva lo squisito sapore dei modelli di Madame Grés riveduti e corretti da una profonda modernità. Vestiti fatti come le colonne del Partenone, pantaloni lineari come il profilo del Teseo visto dall'Acropoli, top di minuscole perline che ricordavano i gioielli del museo di Salonicco, ricami luminosi come le lanterne votive nelle chiese ortodosse e la dovizia dei colori del mar Egeo: abbigliata così qualunque donna si può sentire come una dea. Inutile dire che Madonna ne era entusiasta, ma non si sa se indosserà qualcuno di questi capi per la tournée di Confessions on a dance floor in calendario la prossima estate.
È invece certo che Rania di Giordania arriverà a Parigi dopodomani per visionare privatamente l'interessante collezione couture di Givenchy disegnata dal talentuoso Riccardo Tisci. Il trentunenne stilista di Taranto si è ispirato alla celebre rosa creata da Monsieur Hubert per un modello di giacca del 1952 e ha presentato la sua ultima fatica nella casa-museo dello scultore Antoine Bourdelle. Alcuni pezzi erano davvero divini: una giacca dalle maniche plissettate, il top-camicia con un'unica, perfetta rosa bianca al posto del plastron, i quattro modelli da sera tempestati da cristalli rosso-sangue e tutti i pantaloni, perfino quelli di piume grigio-perla. Un po' troppo drammatici i volti delle modelle coperti da un trucco di pizzo o dai giganteschi occhiali a fanale. «Sto cercando nuovi codici senza calpestare il passato della maison: ho ancora tanto lavoro da fare» ha dichiarato con semplicità il giovane Tisci. Dello stesso avviso Nadia Swarovski, erede della mitica dinastia dei cristalli fondata 110 anni fa in Austria e che oggi conta la bellezza di 14.257 dipendenti. Così oltre a sponsorizzare i giovani stilisti purché dotati di un minimo talento, ha organizzato Runaway Rocks, un'affascinante sfilata collettiva (28 modelli creati da altrettanti designer noti, notissimi o sconosciuti) per mostrare cosa si può fare con una pietra sfaccettata.

C'era di tutto e sempre in cristallo: dall'abito-gabbia al cappotto d'oro passando per kimono, costumi da bagno e una gorgiera-lampadario che finiva nel faux cul.

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