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Ecco le fabbriche dei miracoli che restituiscono i sensi perduti

Del mondo della ricerca e della medicina si guarda solo la faccia sporca delle inefficienze e degli sprechi. Ma c’è anche quella pulita. Una faccia di cui si parla poco, fatta di centri d’eccellenza che dispensano speranza, se non veri e propri miracoli. Aziende specializzate e laboratori d’avanguardia che combinano tecnologia e creatività. A fare un giro in questi luoghi ci ha pensato il settimanale «Panorama», che nella storia di copertina di oggi, dà luce al lato nascosto, ma più innovativo del nostro Paese. Ci sono fabbriche in cui medici e ricercatori lavorano e inventano strumenti per restituire il movimento a chi è rimasto paralizzato, occhi bionici a chi non vede, anche e spalle perfettamente funzionanti, udito a chi è sordo.
Gli esempi sono tanti. Si parte dal centro Inail di Vigorsio di Budrio (Bologna) dove le persone che hanno perso parti del corpo ritrovano il senso della vita. Il tutto grazie a protesi uniche al mondo su misura e anche belle da vedere, come il piede a controllo elettronico, ginocchio a restituzione di energia o la spalla a controllo mioelettrico. Quest’ultima – si legge su «Panorama» – «è la prima spalla elettromeccanica al mondo munita di mano, polso e gomito controllabili utilizzando i segnali nervosi presenti sul moncherino del paziente, amplificati e deviati verso la protesi». Sempre nel centro bolognese, sui banchi di prova ci sono anche le mani bioniche poliarticolate che hanno un motore in ogni dito che consente una precisione di movimento assoluta e può risolvere quelle amputazioni parziali fino a poco tempo fa insolubili. Per chi non ci credesse, basta fare un giro nel laboratorio: c’è una scultura di legno di fattura finissima. A realizzarla è stato un’artista che ha ripreso a lavorare proprio grazie alla mano bionica. Cambia il senso, ma non le eccellenze. E così all’Unità operativa di chirurgia oftalmica dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa ci sono due modelli di sperimentazione per ridare la vista a chi l’ha persa. Come? Attraverso un microchip retinico da impiantare su occhiali specali o direttamente nell’occhio.
Nell’ospedale di Varese invece si ricostruisce un mondo fatto di suoni perfetti. E così attraverso delle «protesi cocleari bilaterali, cioè il modello più innovativo di orecchio bionico – si legge sul settimanale - le persone sorde possono arrivare a sentire come una sana fino al 100 per cento». E poi ancora: alla Fondazione Santa Lucia di Roma le neuroscienze permettono di superare disabilità anche in seguito a ictus. Sempre grazie a tecnologie d’avanguardia. A Pavia un sistema robotizzato aiuta nella riabilitazione. E così Fabio M. di 29 anni rimasto paralizzato oltre un anno fa dalla vita in giù per una malattia del midollo può «camminare» per 40 minuti su una sorta di tapis roulant. Il sistema robotizzato che gli fa compiere questa riabilitazione motoria si chiama Lokomat che proietta l’immagine sul monitor l’avatar del giovane.

A Fucecchio (Firenze) nell’ex ospedale San Pietro Igneo in soli 5 giorni viene ricostruita un’anca nuova di zecca. E pensare che il centro era a rischio chiusura. In 14 mesi ha impiantato protesi a 800 persone. Come ha scoperto «Panorama», di centri d’eccellenza l’Italia è piena. Basta solo cercarli. E soprattutto parlarne.

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