Ecco «Frammenti» I mille volti di Marilyn Monroe diventano poesia

Alla fine arriva anche la Marilyn che non t’aspetti. Della diva, si sa. Dei suoi vizi si intuisce. Gli amori, gli amorazzi, il dramma sono da quasi mezzo secolo carne da letteratura, dilaniata da migliaia di interpretazioni, sfumature, insinuazioni, insomma le più varie. Ma la poesia no. All’inizio di ottobre, per i tipi di Feltrinelli, usciranno i suoi diari ricuciti in un volume solo che dal titolo rende già l’idea: Frammenti. I frammenti poetici della vita di Marilyn Monroe, morta quarantotto anni fa dopo essere stata troppo bionda per essere presa sul serio e troppo complicata per essere soltanto una bionda di Hollywood. Aveva iniziato a scrivere i suoi diari nel 1943, ancora sconosciutissima, rimpolpandoli di riflessioni, lettere e pure poesie scritte fino al mattino stesso della morte, il 5 agosto 1962. Nella prefazione, Antonio Tabucchi scrive, esagerando forse un po’, che «all’interno di questo corpo è vissuta l’anima di un poeta e intellettuale che nessuno sospettava». In realtà la vita di Marilyn Monroe, da Norma Jeane Baker fino al letto dove la trovò il suo analista, è così tragicamente complicata, così ferocemente euripidea che per forza aveva trovato il proprio carburante nella lettura e nella poesia, mica solo nei barbiturici o nell’alcol. Le Figaro scrive che, leggendo i diari, risalta subito la curiosità per la letteratura, sicuramente poi amplificata dall’unione con Arthur Miller. E il curatore del volume, Bernard Comment, ricorda che a ventisei anni Marilyn scoprì James Joyce recitando il monologo, anzi il soliloquio di Molly Bloom, poi si avvicinò a Samuel Beckett e pure a quel Walt Whitman che cantò per primo il sogno americano del quale Marilyn divenne poi uno dei volti. Leggeva, mescolava, scriveva. Comment, nomen omen, conferma che «vi è una certa malinconia nel tono del libro e ciò che è bello in certe note è il modo con cui le idee vi si associano, anche se sono sparse sulla pagina». In fondo non è difficile credergli. Marilyn Monroe è stata, giocoforza, controvoglia forse, la vittima pionera del multitasking mediale, dello sparpagliamento dei pensieri e della loro aggregazione purchessia, spesso con un significato e un risvolto molto lontano dal voluto. Kennedy, già.

Ovviamente, si sa, in Frammenti spunta anche Jfk ma chissà in quale modo. Una delle poche a saperlo è Anna Strasberg, la vedova di Lee, l’esecutore testamentario di Marilyn e forse l’unico che, sfogliando i Frammenti, avrebbe potuto non sorprendersi poi così tanto.

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