La Germania multinazionale (11 diverse radici genetiche) è quella che non taspetti: svelta, agile, guizzante in mezzo alle linee avversarie, pronta al tiro, meno panzer e più artista. Ma forse neppur lAustralia è quella che ti aspetti: aveva lasciato ricordi migliori. Ieri a Durban è stata un materasso senza molle. Germania multinazionale anche nei gol, origine polacca che poi non è una novità. La ditta Podolski-Klose ha fatto di tutto e di più. Ozil ci ha messo le idee. Le rifiniture affidate a Thomas Muller, lincursore del Bayern Monaco, il quarto Muller della storia tedesca al mondiale (Gerd, Diether e Hansi). Gioca con il numero di maglia del grande Gerd e quando ha sfoderato il botto da bomber (3ª rete tedesca), ha dimostrato di indossarla con dignità.
Risultato chiuso in mezzoretta, due gol in 26 minuti: Podolsky apre: Ozil-Muller-Podo, gran coro e lecca impietosa. Klose segna il suo gol numero 11 in un mondiale (Ronaldo è a 15): cross di Lahm e il bomber anticipa di testa un portiere pollo. Poi sono divagazioni sul tema: gol sbagliati per tutti. Primo tempo per chiudere una partita, dire tutto il bello di una Panzerdivision nouvelle vague. Un altro tempo per lasciare vivere anche lAustralia, dopo mezza partita da sparring partner e niente più. Vero che se un titolare è Carl Valeri, centrocampista made in Spal, Grosseto e ora Sassuolo, e dallaltra parte imperversano i giocatori colonna vertebrale del Bayern Monaco, qualche differenza sostanziale ci sarà pure.
Il resto lo ha fatto larbitro: nella ripresa non ha visto un rigore di Mertesacker (palla sul braccio) e, poco dopo, ha espulso Cahill per un intervento non proprio devastante. Insomma anche larbitro si è adeguato alla legge dei più forti.
Ma la Germania sè meritata tutto: gol e stima. Ha sfoderato il miglior calcio visto finora, proposto spettacolo come da anni non capitava.
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